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SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2018 – 10

Lezione 10

1-7 dicembre

Unità e relazioni spezzate

«Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita».

(Romani 5:10)

Sabato

INTRODUZIONE

A braccia aperte

di Allison Sauceda, Dayton, Ohio, USA

Efesini 4:26

Mentre eravamo seduti al tavolino del piccolo bar, discutendo della Bibbia, condividendo richieste di preghiera e parlando della nostra vita, riuscivo solo a pensare, «Non faccio parte di questo gruppo». Tutte le altre ragazze nel mio gruppo di studi biblici erano sposate da tanto e la maggior parte di loro aveva figli. Io mi ero appena sposata con un uomo che aveva un figlio, e non ne avevo di miei. Tutte le altre donne erano nello stesso capitolo della vita, mentre io ero in una fase più giovane, precedente.

Quella sera, presi la via dei codardi: scrissi una breve email, spiegando che non mi sentivo «parte del gruppo» delle altre ragazze e che ne sarei uscita. Non mi sentivo contenta di mandarla; sapevo che avrei dovuto essere coraggiosa e che avrei dovuto esprimere sinceramente al gruppo come mi sentivo, dando loro la possibilità di fare dei cambiamenti e a me la possibilità di continuare a crescere con loro. Ma il mio mouse cliccò su «invia», e la mia email partì.

Il giorno dopo, ricevetti una telefonata un po’ sulla difensiva da una delle donne del gruppo. Voleva risolvere il problema, voleva che io restassi parte del gruppo, voleva trovare modi per farmi sentire inclusa. Voleva combattere per la nostra amicizia. Ma io avevo deciso. Quella telefonata, insieme all’email, quasi rovinarono la mia relazione con il gruppo.

Vorrei poter dire che poco dopo facemmo pace, e che mi riunii a loro.

In realtà ci vollero sei anni perché quelle relazioni fossero riconciliate. Sei anni di saluti imbarazzanti e sorrisi tesi in chiesa. Sei anni di convenevoli forzati agli eventi. Sei anni di tensione e tristezza che covava nel mio cuore ogni volta che pensavo al gruppo.

Poi, inaspettatamente, fui invitata a riprendere parte al gruppo di studi biblici. Alcuni dei membri originali se n’erano andati, ma il gruppo principale era rimasto. Con molta apprensione, andai al mio primo incontro con loro. Fui accolta a braccia aperte.

Per sei anni, avevo serbato cattivi sentimenti verso queste donne, che in realtà non avevano fatto altro che essere diverse da me, e avevo immaginato che pensassero lo stesso di me. Ma quando tornai nel gruppo, scoprii che non era affatto così. La loro accoglienza fu davvero una dimostrazione dell’amore e della redenzione di Cristo.

La riconciliazione non solo è importante nelle relazioni umane, ma è anche un elemento chiave per mantenere la nostra unità con Cristo. Le nostre lezioni questa settimana si concentreranno su questo tema importante.

Domenica

EVIDENZA

Servi a vicenda

di Kandace Zollman, Smithsburg, Maryland, USA

2 Corinzi 5:18–21

Non serve essere geni per capire che quando due persone sono in disaccordo, serve un senso di comprensione reciproca e cambiamento reciproco per avere una riconciliazione. Nella storia umana ci sono poche conoscenze di un conflitto che sia stato provocato completamente da una parte mentre l’altra era totalmente innocente. Ci sono le proverbiali «due versioni di una storia», e perché ci sia una riconciliazione è necessario che entrambe le versioni siano esplorate. È possibile che il perdono sia lo standard più difficile che Dio ci abbia posto davanti, perché è contrario alla natura umana amministrare misericordia invece di punizione quando è stato commesso un torto deliberato. Ma la «riconciliazione» non è solo suggerita, è presentata come un assoluto tra quelli che sono seguaci di Gesù.

La parola «riconciliare» viene da una parola composta greca che significa «cambiare reciprocamente», un chiaro indicatore di ciò che Dio ci chiede nei nostri conflitti personali. Paolo ci dice in questi versetti che i seguaci di Gesù sono i suoi ambasciatori, che hanno ricevuto il «ministero» e il «messaggio» di riconciliazione. La parola «ministero» nel greco indica l’assistenza di un servo, mentre la parola «messaggio» riflette un dialogo. Servendo Gesù come ambasciatori del suo regno, è necessario essere disposti a vedere le controversie attraverso gli occhi di quelli ai quali amministriamo, e quando sorgono i conflitti continuiamo con le parole e le azioni del Re altissimo che rappresentiamo. Anche se la parola di Dio non deve mai essere compromessa, ci sono situazioni in cui un cambiamento reciproco non solo è preferibile, ma obbligatorio perché esista l’unità.

Ma con in mente questo significato della parola «riconciliare», come applichiamo la spiegazione di Paolo che Dio «ci ha riconciliati con sé per mezzo di Gesù Cristo»? Chiaramente vediamo che tutta l’umanità deve cambiare per essere unita a Dio, ma possiamo aspettare «cambiamento reciproco» dal Re dell’universo che dice nettamente, «io, il Signore, non cambio» (Malachia 3:6)? Questa non è una «riconciliazione» di pari o un conflitto tra fratelli o sorelle. La riconciliazione suggerita qui è tra l’Onnipotente e coloro che sono più impotenti. Dio può essere parte di un tale cambiamento reciproco?

La risposta diventa evidente continuando a leggere, con Paolo che evidenzia il cambiamento che Dio ha scelto di fare per facilitare la riconciliazione: «Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui» (2 Corinzi 5:21)

Gesù ha già fatto il cambiamento più grande di tutti… e aspetta la reciprocità della risposta umana.

Rispondi

  1. Quali situazioni nella tua vita/chiesa potrebbero aver bisogno di un «cambiamento reciproco» perché ci sia unità?
  2. Il cambiamento di Gesù cosa ci insegna sulla riconciliazione nella nostra vita?

Lunedì

LOGOS

Riconciliazione, perdono e unità

di Franke J. Zollman, Smithsburg, Maryland, USA

Genesi 3; Matteo 5:23, 24; 18:15–17; 18:21–35; Atti 13:13; 15:36–39; Romani 5:8–11; 1 Corinzi 3:5–11; 12:1–11; 2 Corinzi 5:18–20; 10:12–15; Efesini 4:11–16; Colossesi 4:10, 11; 2 Timoteo 4:11; 2 Pietro 3:9

Amicizie spezzate (Genesi 3)

Una conseguenza del peccato di Adamo ed Eva furono le relazioni spezzate e il dare la colpa agli altri. Eva incolpò il serpente per la sua disubbidienza. Adamo incolpò Eva e alla fine Dio quando disse, «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato» (Genesi 3:12). Solo Dio non incolpò nessuno, prendendo invece la colpa nel simbolo del sacrificio che era l’ombra del sacrificio supremo di suo figlio, Gesù (Genesi 3:21). Da allora uomini e donne hanno cercato qualcun altro da incolpare per le proprie manchevolezze e le nostre relazioni personali hanno sofferto.

Come possiamo assumere la responsabilità delle nostre azioni, riconciliare quelle relazioni spezzate e abbracciare la vera unità con i nostri fratelli e sorelle peccatori? Pensa ad applicare questi princìpi:

La riconciliazione con Gesù porta alla riconciliazione con le persone (2 Corinzi 5:18–20)

Per trovare la riconciliazione con fratelli e sorelle che ci hanno fatto un torto, e a cui noi abbiamo fatto torto, dobbiamo prima trovare la nostra riconciliazione personale con Gesù. Essendo individui egoisti per natura, non siamo bravi nel lavoro di squadra. Questo egoismo ci fa cercare i nostri desideri a prescindere dai bisogni degli altri. Trattiamo Dio allo stesso modo. Vogliamo quello che vogliamo. È solo quando confessiamo questo come peccato a Gesù e gli permettiamo di purificarci da questo egoismo che possiamo essere liberi di trattare gli altri nel modo in cui Dio ha trattato noi. Seconda Corinzi 5:18–20 ci dice che Dio, attraverso Cristo, ci ha riconciliato a sé, e questo ci permette di passare il ministero della riconciliazione agli altri. È impossibile per due cuori pieni dell’amore di Cristo permettere che la divisione e l’amarezza macchino le loro relazioni. Possiamo vivere oltre questo, non perché ne siamo in grado, ma perché Gesù ci dà questa capacità.

Il perdono non è facoltativo (Matteo 5:23, 24; 18:15–17, 21–35; Romani 5:8–11)

Uno dei componenti chiave della riconciliazione è il perdono. Il perdono è molto difficile. Non sto parlando del perdonare qualcuno perché ha lasciato su o giù la tavoletta del water. Sto parlando del perdono che serve a causa di un tradimento o di crudeltà, le azioni profondamente schiaccianti che scuotono il nostro animo. Gesù descrive il processo del perdono in Matteo 5:23, 24 e Matteo 18:15–17. Una delle prime idee che salta all’occhio è che tu, personalmente, hai la responsabilità di iniziare il processo di cercare il perdono, a prescindere da chi abbia fatto il torto. Paolo ci rivela che questo è il modo in cui ha agito Dio: «Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». Egli ha fatto il primo passo. Quando ci rendiamo conto di quanto sia grande il debito che ci ha perdonato, siamo liberati per poter perdonarci l’un l’altro. Gesù rivela che il perdono non è facoltativo nella parabola del re generoso e del servo inflessibile, anch’essa in Matteo 18.

Tutti meritano una seconda possibilità (Atti 13:13; 15:36–39; Colossesi 4:10, 11; 2 Timoteo 4:11; 2 Pietro 3:9)

Dove saremmo se Dio non credesse nelle seconde possibilità? Seconda Pietro 3:9 ci dice che Dio non vuole «che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento». Quindi dà a noi umani peccatori una seconda possibilità, o una terza, o una quarta. Nel libro degli Atti leggiamo che Paolo aveva perso le speranze nei confronti del giovane missionario Marco, che aveva abbandonato Paolo e Barnaba in uno dei loro viaggi missionari. La diffidenza di Paolo nei confronti di Marco lo portò a separarsi da Barnaba quando Barnaba insistette che Marco andasse nel viaggio missionario successivo. Ma negli ultimi giorni della vita di Paolo, mentre soffriva in prigione cercò la compagnia di Marco e chiese a Timoteo, «Prendi Marco e conducilo con te, poiché mi è molto utile per il ministero». Marco ebbe la sua seconda possibilità. Anche tu ce l’hai. Qualcuno nella tua vita potrebbe aver bisogno di un’altra possibilità da parte tua.

Ciò che la riconciliazione non significa (1 Corinzi 3:5–11; 12:1–11; 2 Corinzi 10:12–15; Efesini 4:11–16)

Riconciliazione non significa che saremo sempre d’accordo gli uni con gli altri. Non significa che faremo sempre le cose allo stesso modo. Siamo uno in Gesù, ma egli ci ha creati tutti come individui unici con doni diversi. La vera unità è compiuta nonostante quelle differenze. Unità non vuol dire uniformità. Paolo parla dei doni diversi che Dio ha messo nella chiesa. Paragona la chiesa a un corpo. Sono parti del corpo diverse, ma formano un unico corpo. Allo stesso modo nella chiesa abbiamo tutti doni diversi, ma dobbiamo usare queste differenze per far funzionare il corpo di Cristo con la massima efficienza per portare al mondo il ministero della riconciliazione. Quando una persona inizia a insistere che il proprio lavoro è più importante, o quando qualcuno insiste che il proprio modo di pensare è l’unico modo per credere, l’unità del corpo è minacciata. Ecco un vecchio detto che può aiutarci nello spostarci dalla riconciliazione all’unità: Nelle cose essenziali, l’unità; nelle cose non essenziali, la libertà; in TUTTE le cose, la carità (l’amore).

Rispondi

  1. Come si fa a sapere se si ha davvero perdonato qualcuno?
  2. C’è qualcuno nella tua vita a cui devi dare un’altra possibilità? Pensa a un nome.
  3. Cosa facciamo quando siamo in disaccordo su ciò che costituisce punti di fede essenziali e non essenziali? (Suggerimento: vedi il terzo punto).

Martedì

TESTIMONIANZA

Tu e io: unità attraverso il perdono

di Nathan Zollman, Chattanooga, Tennessee, USA

Matteo 18:15

È importante per noi ricordare che siamo tutti esseri umani, e tutti non siamo e non saremo all’altezza della gloria di Dio. Matteo 18:15 dà un’informazione importante su come affrontare quelle circostanze in cui vediamo un amico, cristiano o no, mostrare un comportamento che non favorisce ciò che è giusto o morale. Come seguaci di Cristo, non dovremmo spettegolare e raccontare agli altri delle sue azioni. Dovremmo invece andare alla fonte della preoccupazione e affrontare la questione; dopo tutto, il modo più veloce per uccidere un’erbaccia è distruggerne la radice.

Secondo Ellen White, agire nel modo opposto dalla linea guida espressa in Matteo 18 può portare a «ingiustizia a causa della riluttanza da parte di qualcuno a seguire le indicazioni date dal Signore Gesù».

Dice anche, «Colui nel cuore del quale dimora Cristo, riconosce Cristo che dimora nel cuore di suo fratello. Cristo non fa mai guerra contro Cristo. Cristo non esercita mai un’influenza contro Cristo. I cristiani devono compiere il loro lavoro, qualunque esso sia, nell’unità dello Spirito, per il perfezionamento dell’intero corpo». Quando non seguiamo le indicazioni di Cristo nell’affrontare una situazione in cui c’è divisione, stiamo essenzialmente dichiarando guerra a noi stessi. Ma quando ci avviciniamo con amore a quelle persone con cui ci troviamo in contrasto, siamo in grado di lavorare insieme verso la riconciliazione.

«L’unità cristiana è un’azione potente. Dice in modo forte che quelli che la possiedono sono figli di Dio. Ha un’influenza irresistibile sul mondo, mostrando che l’uomo nella sua umanità può prendere parte alla natura divina, essendo sfuggito alla corruzione che è nel mondo con il desiderio. Dobbiamo essere uno con gli altri uomini e donne e con Cristo, e in Cristo uno con Dio. Allora potrà essere detto di noi, “voi avete tutto pienamente in lui”».

Siamo tutti mezzi di cui Dio si serve per mostrare la sua grazia e il suo perdono al mondo. Dobbiamo approfittare di ogni situazione (specialmente quelle difficili!) per mostrare al mondo chi è Dio! Perché, dopo tutto, come può esserci unità tra di noi come credenti senza il perdono, e come possiamo essere uno con lui se non siamo uniti tra noi?

Rispondi

  1. C’è mai stato un altro credente che ha discusso un tuo problema difficile (o ha spettegolato) con qualcuno e non con te? Hai mai discusso dei problemi di qualcuno con qualcun altro che non era la persona coinvolta?
  2. In quali modi devi crescere, in modo da poter emulare le idee del perdono e dell’unità, ed essere così una luce per il mondo?

Mercoledì

COME FARE

Fiducia: l’ingrediente chiave dell’unità

di Daniel Royo, Silver Spring, Maryland, USA

Matteo 18:15–17; 2 Corinzi 5:20, 21; Filemone 1–25

I miei account online hanno delle password, e non le scrivo da nessuna parte. Chiudo a chiave le mie porte. Ho un’assicurazione per il furto d’identità. Sono convinto che se sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è. Spendiamo tempo e denaro per proteggerci a causa del nostro sospetto riguardo alle intenzioni e alle ragioni degli altri. Cerchiamo di proteggere i nostri averi, la nostra reputazione, il nostro benessere e le nostre emozioni perché abbiamo imparato che ci sono persone di cui non ci si può fidare.

Perché una relazione cresca e prosperi, deve esserci fiducia. La fiducia è la base di qualsiasi interazione interpersonale positiva. Quando si tratta del corpo di Cristo, ci avvicineremo a Dio solo se ci fidiamo di lui, e svilupperemo unità con gli altri credenti solo se ci fidiamo gli uni degli altri. «Sia che tu definisci la fiducia come un senso di sicurezza reciproco o lealtà o comportamento etico, o che tu affronti i suoi frutti di forza e lavoro di squadra e sinergia, la fiducia è la radice e fonte della nostra influenza per eccellenza».[1]

Ecco alcuni passi per sviluppare la fiducia tra i seguaci di Cristo:

Sii una persona degna di fiducia. Gesù faceva del bene, e lo faceva per ragioni pure (Atti 10:38). Dobbiamo avere integrità, desiderare i migliori interessi di chi ci circonda, seguire la regola per eccellenza (Matteo 7:12), ed essere disposti a sacrificare il nostro vantaggio personale per un bene più grande (1 Corinzi 6:1–8).

Cerca la riconciliazione quando i rapporti sono tesi. I fraintendimenti, le incomprensioni e le tensioni sulla fiducia sono una parte inevitabile della vita. Come reagiamo alle tensioni ci aiuta a muoverci verso l’unità. In Matteo 18:15–17 Gesù delineò i passi che dobbiamo intraprendere quando ci troviamo davanti gli inevitabili ostacoli alla fiducia. Nel processo, Gesù sottolineò la restaurazione della relazione. L’obiettivo è sempre la riconciliazione (2 Corinzi 5:20, 21).

Fidati con saggezza. In un mondo di peccato, le cose non andranno sempre perfettamente. Non siamo chiamati alla fiducia cieca, né al sospetto morboso. Dio ci dice che, sfortunatamente, ci saranno persone di cui non ci si può fidare, anche tra chi si professa cristiano. «Esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1 Tessalonicesi 5:21).

Fidati di Dio. Credi che Dio farà andare tutte le cose per il bene (Romani 8:28). Quando ci fidiamo che Dio favorirà ciò che è meglio per noi (Daniele 3:16–18) e che egli ci ha promesso la vita eterna, prendere il rischio di fidarsi porta poco da perdere, e molto da guadagnare.

Rispondi

  1. Perché le persone fanno cose che sanno provocheranno diffidenza?
  2. Come possiamo superare gli ostacoli che provocano la diffidenza della gente, o di Dio?

[1] Stephen M. R. Covey, Rebecca R. Merrill, The Speed of Trust, Free Press, New York, 2008, p. xxiv

Giovedì

OPINIONE

Non più un nemico

di Andrés Sauceda, Dayton, Ohio, USA

Romani 5:8–11

Quando pensi alla parola «nemico», cosa ti viene in mente? Forse pensi al cattivo di uno dei tuoi libri preferiti o forse pensi al personaggio minaccioso di un film. Forse pensi addirittura al tuo supereroe preferito nei suoi vestiti da supereroe, che combatte il male e salva la situazione. In questi casi, generalmente è facile dividere i «buoni» dai «cattivi».

Ecco una domanda più difficile: tu, personalmente, hai mai avuto un nemico? Forse era il classico bullo che ti rubava i soldi per il latte o un rivale a lavoro. Forse era qualcuno che prima era un amico e non lo è più per un litigio. Nella vita reale, frequentemente è meno semplicistico dividere i buoni e i cattivi; nel mondo reale ci sono molte più zone grigie.

Ora, ecco la domanda più difficile: ti sei mai considerato come il nemico? E più seriamente, ti sei mai considerato nemico di Dio? Se leggi Romani 5:8–11, vedrai che ognuno di noi era considerato nemico di Dio prima della morte di Gesù. Ma grazie alla morte di Gesù sulla croce, siamo riconciliati con Dio. In 1 Giovanni 3:1, l’autore va ancora oltre; dice che a causa dell’amore del Padre, siamo chiamati suoi figli.

Non so te, ma a me non piace pensare di essere nemico di Dio. Mi fa sentire a disagio e un po’ disperato. Ma mi fa anche sentire incredibilmente grato per il dono della salvezza e della riconciliazione che Gesù mi ha dato quando è morto. Non ho fatto niente per meritare il dono che Gesù mi ha dato, ma lo ha fatto lo stesso.

Allo stesso modo, ognuno di noi nella famiglia di Dio ha ricevuto lo stesso dono della riconciliazione. Nessuno di noi è meglio della persona dopo perché ognuno di noi ha ricevuto lo stesso dono. Con questo in mente, si potrebbe chiedere perché finiamo per litigare tra di noi, serbare rancori, e uscire dall’unità che Dio desidera così tanto per la sua chiesa. Tutti questi conflitti sono di poca importanza quando consideriamo le cose del cielo!

In che modo il concetto di essere riconciliati con Dio dovrebbe cambiare la nostra vita? Io ritengo che dovrebbe cambiare tutto per noi. Se siamo dalla «parte» di Dio ora, il «buono» per eccellenza, dovremmo condividere la buona notizia di quel dono con tutti. Non siamo più destinati allo stato di nemici, ma ora, ognuno di noi separatamente e nell’insieme, siamo parte della famiglia di Dio.

Rispondi

  1. Chi è qualcuno che considero un nemico? Perché vedo quella persona in quel modo?
  2. C’è qualcuno che mi vede come un nemico? Come posso cambiare le mie interazioni con questa persona per riflettere meglio la mia riconciliazione con mio Padre?
  3. In quali modi dovrei aggiustare la mia vita per riflettere meglio la mia appartenenza alla famiglia di Dio?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Non c’è momento migliore del presente!

di Alex Sauceda, Dayton, Ohio, USA

Luca 23:31–34; 2 Corinzi 5:20, 21; Efesini 4:26

CONCLUSIONE

Un tema chiave che attraversa la nostra lezione questa settimana è la riconciliazione. Ci è stata ricordata l’importanza di riconciliarci gli uni con gli altri, perché ha un effetto sulla nostra unità in Cristo. Ci è anche stato ricordato il nostro posto nella famiglia di Dio per il suo amore e la sua compassione. Dopo tutto, egli ha dato il suo dono più grande, suo Figlio, perché potessimo essere riconciliati con lui. E se ti manca risoluzione in un ambito (o in più di un ambito) della tua vita? Non c’è momento migliore del presente per affrontare il problema e avanzare verso l’unità in Cristo!

PROVA A

  • Scrivere a qualcuno con cui sei in disaccordo. Assicurati di condividere onestamente la tua prospettiva senza dare l’impressione di «attaccare». Cerca di accordare un momento per incontrarvi di persona per poter lavorare insieme verso una risoluzione.
  • Dipingere un’immagine che usa il colore per illustrare la sensazione di divisione tra te e qualcun altro. Condividila con la tua classe di scuola del sabato o gruppo di studi biblici.
  • Riflettere sulle tue interazioni con qualcun altro per aiutare a capire una situazione che non è riconciliata. Fai del tuo meglio per vedere le cose non solo dalla tua prospettiva, ma anche dalla sua.
  • Collaborare a un progetto con qualcuno con cui non vai d’accordo; lavorare verso un obiettivo comune può aiutarvi ad andare verso una riconciliazione nella vostra situazione.
  • Trova somiglianze e differenze tra le tue opinioni e le opinioni di un’altra persona. Scrivi per documentare queste idee.
  • Cercare un versetto biblico che ti dà istruzioni per la tua situazione non risolta. Scrivi il versetto su una cartolina e mettilo dove puoi vederlo spesso. Se possibile, imparalo a memoria.
  • Offrire te stesso al Signore come uno strumento da essere usato nella situazione non riconciliata di qualcun altro. Può essere difficile essere coinvolti nei problemi degli altri senza essere invadenti, ma a volte una terza parte è di aiuto nel mediare e lavorare per giungere a una risoluzione.

CONSULTA

1 Corinzi 1:10-17; Efesini 4:11-16

Shields, Bonita Joyner, Touch PointsForgiveness Takes One; Reconciliation Takes Two;

Morales-Gudmundsson, Lourdes, I Forgive You, but…

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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