I nuovi discepoli di Gesù hanno davanti le sfide più esaltanti della loro vita. Stanno predisponendo mente e cuore a cambiamenti nemmeno lontanamente immaginati prima, ma Gesù assicura che sarà accanto a loro, così come lo è stato con i dodici discepoli.
I nuovi discepoli di Gesù hanno davanti le sfide più esaltanti della loro vita. Stanno predisponendo mente e cuore a cambiamenti nemmeno lontanamente immaginati prima, ma Gesù assicura che sarà accanto a loro, così come lo è stato con i dodici discepoli.
«Nei tempi antichi, quando un re viaggiava con il suo seguito attraverso le regioni meno frequentate del suo dominio, era preceduto da incaricati che livellavano le asperità del terreno e colmavano le fosse affinché il sovrano potesse viaggiare sicuro e senza ostacoli. Il profeta si serve di questa usanza come di un’immagine per illustrare l’opera del Vangelo. «Ogni valle sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano abbassati». Quando lo Spirito di Dio opera in un’anima con la sua potenza rigeneratrice, l’orgoglio si abbassa e i piaceri, la posizione e la potenza perdono ogni valore. «I ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio» sono annientati e ogni pensiero è condotto «prigione» all’«ubbidienza di Cristo» (2 Corinzi 10:5). L’umiltà e l’amore, così poco apprezzati dagli uomini, vengono considerati come i veri valori. Questa è l’opera del Vangelo di cui il messaggio di Giovanni rappresentava una parte.
(…)
Molti, fra quelli che erano radunati al Giordano, avevano assistito al battesimo di Gesù. Ma il segno dato allora era stato visibile solo a pochi. Durante i mesi precedenti, nonostante l’opera del Battista, molti si erano rifiutati di ascoltare l’invito al pentimento. Avevano indurito il cuore e chiuso le menti. Quando il cielo testimoniò al battesimo di Gesù, essi non se ne accorsero. Gli occhi che non si sono mai rivolti per fede verso colui che è invisibile, non possono contemplare la rivelazione della gloria di Dio; le orecchie che non hanno mai udito la sua voce, non odono le parole della sua testimonianza. Lo stesso accade oggi. La presenza del Cristo e degli angeli si manifesta spesso nelle assemblee, ma molti non la vedono. Non sono in condizione di scorgere ciò che è fuori dell’ordinario. Ma ad alcuni la presenza del Salvatore si manifesta. La pace e la gioia riempiono i loro cuori; vengono consolati, ricevono coraggio e benedizioni.
(…)
Il giorno seguente Giovanni vide Gesù che si avvicinava. Il profeta, circondato dalla luce della gloria di Dio, protese le mani ed esclamò: «Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: Dietro a me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me. E io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato ad Israele, son io venuto a battezzar con acqua… Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo a guisa di colomba, e fermarsi su di lui. E io non lo conoscevo; ma Colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figliuol di Dio» (Giovanni 1:29-34).
Era questi il Messia? Il popolo considerava con timore e meraviglia colui che era stato appena designato come Figlio di Dio. Le parole di Giovanni avevano prodotto negli astanti un’emozione profonda. Egli aveva parlato in nome di Dio. Essi lo avevano ascoltato, giorno dopo giorno, mentre li riprendeva per i loro peccati, e si erano convinti sempre più che era un messaggero di Dio. Ma chi era colui definito da Giovanni Battista più grande di lui? Niente nel suo aspetto denotava la sua condizione eccezionale. Vestito come tutti, con gli stessi abiti modesti del popolo, aveva tutta l’apparenza di un uomo comune.
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Guardandolo meglio il popolo scorse un volto in cui la misericordia divina si univa con la consapevolezza della potenza. Ogni lampo degli occhi, ogni tratto del viso esprimevano un’umiltà e un amore indicibili. Dall’atteggiamento si sarebbe detto che esercitava intorno a sé un profondo influsso spirituale. Di modi amabili e senza pretese, dava l’impressione di una potenza nascosta, eppure visibile. Era veramente colui che Israele aveva atteso per tanto tempo?
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Al popolo, però, sembrava impossibile che la persona indicata da Giovanni rispondesse alle loro grandi attese. Così molti furono delusi e perplessi.
(…)
Il giorno seguente Giovanni, che aveva accanto due discepoli, vide di nuovo Gesù tra la folla. Il volto del profeta si illuminò ancora della gloria dell’Invisibile, mentre esclamava: «Ecco l’Agnello di Dio!». I discepoli non compresero bene quelle parole, ma il loro cuore trasalì. Giovanni non aveva spiegato che cosa significasse il nome «Agnello di Dio».
Essi lasciarono Giovanni e seguirono Gesù. Uno era Andrea, fratello di Simone, l’altro Giovanni, l’evangelista. Furono i primi discepoli di Gesù. Spinti da una forza irresistibile lo seguirono, ansiosi d’intrattenersi con lui, e insieme pieni di rispetto, tutti presi dal pensiero che superava la loro capacità di comprensione: costui era veramente il Messia?
Gesù si accorse dei due uomini che lo seguivano. Erano le primizie del suo ministero, e gioì per quelle anime che rispondevano all’appello della sua grazia. Voltandosi, chiese loro soltanto: «Che cercate?» (v. 38). Li lasciava liberi di tornare indietro o di esprimere il loro desiderio.
In quel momento essi non avevano che una meta. Una presenza occupava i loro pensieri, ed esclamarono: «Rabbì… ove dimori?». Un breve colloquio lungo la strada non poteva offrire loro ciò che desideravano. Volevano restare soli con Gesù, sedersi ai suoi piedi e ascoltare le sue parole. «Egli rispose loro: Venite e vedrete. Essi dunque andarono, e videro ove dimorava, e stettero con lui quel giorno» (v. 39).
Se Giovanni e Andrea fossero stati increduli come i sacerdoti e gli anziani, non si sarebbero messi, come semplici discepoli, ai piedi di Gesù, ma lo avrebbero criticato e ne avrebbero giudicato le parole. Invece questi primi discepoli non agirono così: avevano risposto all’appello rivolto loro dallo Spirito mediante la predicazione di Giovanni Battista. Ora riconoscevano la voce del Maestro: trovavano le parole di Gesù piene di freschezza e di verità. Una luce divina illuminò gli insegnamenti dell’Antico Testamento. I diversi elementi della verità si presentavano sotto una nuova luce.
Il pentimento, la fede e l’amore permettono all’uomo di ricevere la sapienza divina. La fede che opera nella carità è la chiave della conoscenza; chiunque ama «conosce Iddio» (1 Giovanni 4:7).
(…)
Con la chiamata di Giovanni, Andrea, Simone, Filippo e Natanaele furono gettate le basi della chiesa cristiana. Giovanni indirizzò verso il Messia due suoi discepoli. Uno di questi, Andrea, condusse suo fratello al Salvatore. Poi venne Filippo, che andò alla ricerca di Natanaele. Questi esempi ci insegnano la grande importanza dell’impegno individuale per conquistare parenti, amici e vicini. Vi sono alcuni che si professano cristiani, ma che non cercano di condurre neppure una sola persona al Salvatore e lasciano questo compito al pastore. Egli, per quanto capace, non può svolgere da solo il compito che Dio ha affidato a tutti i membri di chiesa.
Molti hanno bisogno dell’assistenza di cristiani premurosi. Tante per- sone si sarebbero potute salvare se i loro vicini, uomini e donne comuni, li avessero aiutati. Altri ancora aspettano che qualcuno li guidi. Nella nostra famiglia, nel vicinato, nella città in cui abitiamo abbiamo un’opera da compiere come missionari. Se siamo cristiani, lo svolgimento di quest’opera sarà la nostra gioia. Quando qualcuno si converte, nasce subito in lui un desiderio: far conoscere agli altri quale amico prezioso ha trovato in Gesù. Non può tenere solo per sé la verità che salva e santifica.
Tutti quelli che si consacrano a Dio diventano suoi canali di comunicazione. Il Signore si serve di loro per far pervenire ad altri le ricchezze della sua grazia. La sua promessa è: «E farò ch’esse e i luoghi attorno al mio colle saranno una benedizione; farò scender la pioggia a suo tempo, e saran piogge di benedizione» (Ezechiele 34:26).
(…)
Gli angeli di Dio vanno continuamente dalla terra al cielo. I miracoli del Cristo in favore degli afflitti e dei sofferenti furono compiuti dalla potenza di Dio attraverso l’assistenza degli angeli. Grazie a questa, riceviamo in Cristo ogni benedizione da parte di Dio. Diventando uomo, il nostro Salvatore unisce i figli decaduti di Adamo con il trono di Dio. Così, tramite il Cristo, si ristabilisce il legame degli uomini con Dio e quello di Dio con gli uomini» (La Speranza dell’uomo, pp. 135-143).
Altre letture e attività su questo argomento
Avvicinati 3 | Risorse bibliche
Dopo una breve panoramica sulla Bibbia, avendo parlato del suo messaggio e del valore fondamentale che ha per noi, vogliamo acquisire maggiore familiarità su come studiarla e capire in che modo varie traduzioni e strumenti rendano l’esperienza più stimolante e soddisfacente. Vogliamo aprire la nostra mente a nuove idee.
Procurati diverse Bibbie, in varie versioni e, se possibile, anche commentari e dizionari biblici (forse ve ne saranno nella biblioteca di chiesa o chiedendoli in prestito al pastore). Un’altra possibilità è digitare sul tuo browser la parola «Bibbia». Online troverai molte risorse disponibili; per esempio, sul sito LaParola.it troverai accesso a diverse versioni bibliche. Sul catalogo delle edizioni AdV, potrai procurarti altre risorse (https://www.edizioniadvshop.it) e, se leggi l’inglese, puoi scaricare l’App EGW Writings per visualizzare i commenti di Ellen G. White.
Cerca un interessante passaggio della Scrittura in diverse versioni, confronta le varie sfumature che noterai. Prova a riscrivere il brano con parole tue, in un linguaggio attuale, per esempio, considera Colossesi 4:6, ecco alcune idee:
- «Lascia che la tua conversazione sia sempre gentile e mai insipida; studiare il modo migliore per parlare con ogni persona che incontri».
- «Parla piacevolmente ai [non credenti], ma mai sentimentalmente, e impara a dare una risposta adeguata a tutti quelli che fanno domande».
- «Sii gentile nei tuoi discorsi. L’obiettivo è far emergere il meglio dagli altri in una conversazione, non cassarli, non tagliare loro le gambe».
Poniti alcune domande:
- Dio sta davvero mettendo la vita di altri esseri umani nelle nostre mani, nel senso che ci sta chiedendo di parlare con loro in modo rilevante e avvincente, usando un linguaggio che abbia senso per loro?
- Perché Dio è così preoccupato che parliamo con gli altri in modo attento e gentile che tenga conto di ciò che essi portano durante la conversazione?
Avvicinati 2 | Come vediamo Dio
Uno studio approfondito dell’incontro dei discepoli con Gesù suggerisce una conversazione più ampia su come incontriamo Dio. Il discepolato oggi deve iniziare con l’idea più chiara possibile sulla visione che abbiamo di Dio.
Meta – Vedere Dio nella natura e pensare attentamente all’idea che oggi hai di Dio.
Attività – Se è possibile, avrai bisogno di un posto dove andare all’aperto, da solo. Non avrai bisogno di molta preparazione. Vai in un giardino o in un parco o in qualche altro ambiente all’aperto vicino a dove vivi. Esci e prenditi un po’ di tempo per goderti il mondo e raccogliere alcuni oggetti che ti raccontano qualcosa di significativo su Dio.
(Un’altra opzione, se proprio non ti è possibile uscire, è guardare diversi programmi sulla natura e annotare le intuizioni su Dio che suscitano in te; potresti, poi, disegnare o realizzare qualcosa di artistico sulla base dei tuoi appunti).
Pensaci
– Il volto di Dio che vediamo in natura ci insegna delle cose su di lui. Quando vedi il suo volto in questo modo, che cosa ti colpisce maggiormente?
– Vediamo tutto ciò che potremmo avere bisogno di sapere su Dio quando lo vediamo solo in natura? [1]
[1] Adattato con autorizzazione, da iFollow Discipleship Resource, © Divisione nordamericana degli avventisti del settimo giorno.
Avvicinati 1 | Gesù, rivelazione di Dio
Ognuno di noi ha incontrato Gesù in modo diverso, ma una cosa non cambia: il suo scopo. Gesù è venuto sulla terra per rivelarci il vero Dio. Lo ha fatto tenendo conto dei limiti della nostra natura umana e in termini a noi comprensibili.
Ognuno di noi ha incontrato Gesù in modo diverso, ma una cosa non cambia: il suo scopo. Gesù è venuto sulla terra per rivelarci il vero Dio. Lo ha fatto tenendo conto dei limiti della nostra natura umana e in termini a noi comprensibili.
Quando era tra noi sulla terra, Gesù ha usato diverse volte l’espressione «Io sono» per autodefinirsi e in riferimento alla sua identità e al suo scopo. In Giovanni 14:6,7 troviamo una di queste frasi, tra le più qualificanti: «Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto”».
Leggendo insieme le due frasi, capiamo l’idea che Gesù intende trasmettere: rivelazione e conoscenza. Infatti, usa la parola “conoscere” diverse volte, perché vuole sottolineare che uno dei suoi ruoli è farci conoscere Dio, rivelarci chi è, il profilo del suo pensiero, mostrarci che cosa significa vivere veramente e pienamente. L’autore che scrive queste parole, il discepolo Giovanni, proprio all’inizio del suo scritto sulla vita di Gesù, chiama Gesù «La Parola di Dio» (1:1). Con questo vuole suggerire che la missione primaria di Gesù è rivelare Dio e la sua natura: Gesù è la parola di Dio fatta carne, colui che descrive Dio come “grazia e verità” (v. 17). Gesù viene per vivere la vita, è il modo di Dio di mostrare qual è la “via”. «Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere» (v. 18).
Gesù è dunque la rivelazione umana di Dio. La domanda è: che cosa la vita di Gesù ci ha rivelato sulla natura di Dio? Qual è «la via, la verità e la vita» di Dio?
Giovanni, nel suo libro, ricorda una scena radicale e rivelatrice che coinvolge Gesù e i dodici discepoli. Nel capitolo precedente (Giovanni 13), descrive la scena: l’intero gruppo è riunito insieme per celebrare la Pasqua giudaica nella camera alta (è la sera che precede l’esecuzione di Gesù). L’usanza è che un servitore entri nella stanza e lavi i piedi degli invitati prima del pasto, ma lì non c’è alcun servitore. I discepoli si guardano intorno a disagio, non sapendo cosa fare. Nessuno di loro si avvicina alla bacinella: è troppo degradante.
Giovanni descrive la scena successiva: «Gesù si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto» (13:4,5).
«Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: “Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti, vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate» (vv. 12-17).
La “via” che Gesù vuole mostrare è la via del servizio disinteressato. È la volontà di darsi agli altri, con umiltà e disinteresse. Gesù ha dato la sua vita agli altri anche prima di salire sulla croce. La sua fu una vita piena d’amore, di compassione e di servizio, senza riguardi per la condizione e la posizione sociale. Lavare i piedi è il simbolo dell’intero stile di vita di Gesù.
E proseguendo su questa via, Gesù riconferma di volta in volta la vera natura di Dio, e la verità su di lui. Così dice ai suoi discepoli: «Ma Gesù, chiamatili a sé, disse: “Voi sapete che i prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”» (Matteo 20:25-28).
Una visione dell’interazione tra divino e umano per quel tempo radicale e rivoluzionaria. I greci credevano che gli esseri umani vivessero sulla terra per servire gli dei. I capi romani osservavano una gerarchia per cui gli strati più bassi della società esistevano soltanto per servire i più elevati. Ma Gesù viene sulla terra e afferma il contrario: nell’universo di Dio, è Dio che serve. Dio lava i piedi del popolo. Dio agisce con umiltà e compassione. La sua via è la via del servizio disinteressato. La verità su Dio è che Dio vive per amare.
Nel mondo di Dio, la vita reale è dare, servire. Gesù dice: «Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Giovanni 10:10).
E prosegue descrivendo il tipo di vita che lui dà. Usando la metafora della pecora e del guardiano di pecore, mette a contrasto il mercenario e il pastore (vv. 11-15). Il mercenario, davanti al pericolo dell’attacco di un lupo, fugge e abbandona il gregge. È solo un mercenario senza alcun interesse personale per il gregge.
Il pastore, invece, reagisce diversamente. Il pastore ha a cuore ciascuna delle sue pecore, le conosce per nome. Ognuna di esse gli appartiene per cui quando il pericolo si presente, si rifiuta di scappare. Rimane accanto al gregge e se necessario dà la sua vita per proteggerlo.
«Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore» (vv. 14,15).
Qual è dunque il tipo di vita che Gesù rivela? Qual è il modo di vivere di Dio? È una vita che dà e serve in modo completamente altruistico, una vita che implica il donarsi profusamente e persino senza risparmiarsi.[1]
[1] Adattato con autorizzazione, da iFollow Discipleship Resource, © Divisione nordamericana degli avventisti del settimo giorno.
Consigli per la condivisione della fede in famiglia
Ricorda che l’obiettivo di condividere la tua fede con i tuoi figli è aiutarli a innamorarsi di Gesù per sempre.
Al centro
- Matteo 28:19,20
- La persona migliore da seguire è la persona che conosce il modo migliore per andare.
Occorrente
Una ricetta e gli ingredienti per realizzare un biscotto o un dolce che non hai mai mostrato prima ai tuoi figli come realizzare (per es. un frullato di frutta, i vostri biscotti preferiti o dei ghiaccioli alla banana come nell’esempio).
Ghiaccioli alla banana (x 4)
Ingredienti
- 3 banane mature
- 125 g di yogurt intero
- 1 cucchiaio di miele
- 1 cucchiaio di succo di limone
- stick o stampini per ghiaccioli
Procedimento
- Frullare le banane con il succo di limone e lo zucchero
- versare il composto in un contenitore e aggiungere lo yogurt, mescolare fino a ottenere un composto dalla consistenza liscia e omogenea con cui riempire gli stampini per ghiaccioli senza la parte dello stecco.
- Mettere nel congelatore per un’ora e poi riprenderli per inserire al centro gli stecchi.
- Rimettere in congelatore per altre due ore o, meglio, per tutta la notte.
- Togliere i ghiaccioli dagli stampini (per facilitare questa operazione passarli sotto l’acqua calda per pochi secondi e usciranno subito) e servire.
Svolgimento dell’attività
Di’ a tutti in famiglia che stai pianificando una sorpresa per loro e che presto li chiamerai e li inviterai a seguirti.
Procurati in anticipo tutto l’occorrente in modo che l’attività si svolga nel modo più fluido possibile.
Quando sei pronto, chiama tutti per nome invitandoli a seguirli. Ciao, Emma! Per favore, vieni e seguimi!
Se una persona si lamenta o non risponde presto, sorridi, non insistere e chiama la persona successiva (sperando che presto si rendano conto di quello che si stanno perdendo! Se non si presentano, prepara comunque una sorpresa e fai loro sapere con calore che ti sono mancati).
Porta tutti in cucina a fare i ghiaccioli o la sorpresa che vuoi preparare
Mostra loro cosa fare e invitali a copiarti.
Pulite tutto insieme e, nell’attesa del risultato, domandate: Che cosa sarebbe successo se non vi avessi chiamato? O se non vi avessi mostrato come fare? O se non avessi avuto una ricetta da seguire? Senza qualcuno da seguire, qualcuno al corrente di quanto andava fatto e capace di farlo, sarebbe difficile riuscire nell’impresa.
Se è possibile, leggete insieme Matteo 28:19,20.
Gesù ci chiama ancora a seguirlo perché ci ama e ha cose meravigliose da condividere con noi. Ci mostra la strada per il suo regno: la migliore sorpresa di sempre!
Quando la sorpresa è pronta, gustatela insieme.
Attività di preghiera / riflessione
Scrivi le lettere dei nomi dei tuoi familiari nella parte alta di un foglio, un nome per ogni foglio.
Insieme, fate un acrostico cercando, per ogni lettera che compone il nome, un tratto caratteriale positivo (aggettivo, nome o verbo) che cominci con quella lettera. Per esempio: LUCA: Lavoratore; Unire; Cortese; Accettazione.
Quando lo avete fatto per tutti i vostri nomi, se lo desiderate pregate e ringraziate Dio per averci chiamato per nome a seguire Gesù, in modo che possiamo diventare più simili a lui.