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SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2019 – 02

Lezione 2

6 – 12 luglio

Piano per un mondo migliore

«Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il Signore».

(Levitico 19:18)

Sabato

INTRODUZIONE

Conoscere Dio è conoscere la giustizia

di Tiphaine Molina Rosario, Panama City, Florida, USA

Proverbi 31:8; Michea 6:8; Zaccaria 7:9, 10; Giovanni 13:34, 35

Negli ultimi secoli, sembra che l’umanità abbia fatto grandi passi verso la giustizia e l’uguaglianza per tutte le persone. Abbiamo visto il movimento dei diritti umani (1899–1920), il movimento black lives matter (2013) e il movimento #MeToo (2017). Tuttavia, quando guardiamo il nostro mondo nel suo stato corrente, con l’oppressione politica, la disuguaglianza razziale e di istruzione, l’ingiustizia economica, lo sfruttamento e le violazioni di ogni sorta verso le persone più vulnerabili, è evidente che siamo lontani dall’ideale di Dio.

Non ne siamo all’altezza perché il nostro sistema giudiziario e le nostre idee umane sulla giustizia sociale sono intrinsecamente imperfetti. Non possiamo esercitare la giustizia correttamente con le nostre leggi secolari mentre ignoriamo la giustizia del Creatore di tutto ciò che è giusto.

Ci rendiamo conto che nello schema generale, solo Dio al suo ritorno può portare la giustizia in questo mondo malvagio. Eppure, riconosciamo che dobbiamo essere coinvolti attivamente in tutti gli aspetti della giustizia sociale come seguaci di colui che è perfettamente giusto.

La nostra conoscenza e comprensione di Dio sono riflesse da quanto condividiamo la sua passione per la giustizia.

Le sue indicazioni per noi mentre siamo su questa terra sono di prenderci cura di chi è vulnerabile e dimostrare il suo carattere attraverso le nostre azioni amorevoli.

In Michea 6:8 Dio ci dice, «O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?» Qui Dio ci sta dicendo di intervenire quando vediamo un’ingiustizia. Non è facoltativo per il popolo di Dio, è una parte integrante di chi dovremmo essere.

Per andare oltre, agire giustamente significa «Apri la bocca in favore del muto, per sostenere la causa di tutti gli infelici» (Proverbi 31:8) e fondare la nostra vita sull’amore verso Dio e gli esseri umani. Come l’ha espresso il Signore: «Fate giustizia fedelmente, mostrate l’uno per l’altro bontà e compassione. Non opprimete la vedova né l’orfano, lo straniero né il povero; nessuno di voi, nel suo cuore, trami il male contro il fratello» (Zaccaria 7:9, 10).

Essenzialmente, al centro della giustizia c’è il semplice ma profondo principio dell’amore. Il nostro amore per Dio è misurato dal nostro amore per le persone. Per questo Gesù ci comanda «che vi amiate gli uni gli altri» (Giovanni 13:34), che risulta nel nostro agire giustamente con tutti. Questo, secondo Gesù, è ciò che dimostra al mondo che siamo cristiani: il nostro amore gli uni per gli altri (Giovanni 13:35).

Domenica

EVIDENZA

Un esempio di amore e perdono

di Benjamin Garcia, Saginaw, Michigan, USA

Levitico 19:18

Il libro di Levitico delinea i doveri sacerdotali e il sistema sacrificale del santuario. Dio istituì il sistema come esempio del suo amore per noi nell’affrontare il nostro peccato (Romani 5:8; Ebrei 9:22). Il libro di Levitico delinea anche la condotta che Dio si aspetta dal suo popolo nei confronti gli uni degli altri. Desidera che siano un popolo santo verso di lui e una benedizione gli uni per gli altri e per le nazioni circostanti.

Dobbiamo ricordare che Dio aveva appena liberato i figli di Israele dall’Egitto, dove avevano vissuto come schiavi per circa quattro secoli. In quel periodo di tempo, erano stati esposti e avevano imparato molte delle tradizioni dell’Egitto. Per di più, Dio li stava riportando a Canaan, dove c’erano pratiche e costumi che il Signore considerava un’abominazione. Voleva insegnare al suo popolo una cultura celeste e uno stile di vita radicato nell’amore, non in pratiche egoistiche basate su desideri sensuali.

Tramite Mosè, Dio diede istruzioni specifiche per come i sacerdoti dovevano condurre i servizi rituali che indicavano Cristo che versava il suo sangue come sacrificio supremo per perdonare le persone dei loro peccati (Giovanni 1:29). Dio voleva dimostrare di essere un Dio d’amore e di aver creato un modo per coprire i nostri peccati in modo da poter essere in comunione con noi. Volutamente, quando una persona uccideva il sacrificio animale, ciò avrebbe lasciato un ricordo duraturo nella mente della persona e avrebbe fatto sì che la persona provasse orrore per il peccato e si allontanasse da esso.[1]

Dio voleva anche dimostrare che se egli ci può perdonare, dovremmo essere gentili gli uni con gli altri e perdonarci a vicenda (Efesini 4:32). La vendetta e il rancore verso qualcuno che potrebbe averci fatto un torto è una cosa che egli non voleva nel carattere del suo popolo (Esodo 2:13; Levitico 19:18). Il suo popolo doveva essere un popolo amorevole; un popolo con un carattere morale ben diverso da quello delle nazioni circostanti (1 Pietro 4:8, 9).

Rispondi

  1. Hai accettato la realtà che Dio ti ha perdonato attraverso il sacrificio di suo Figlio, Gesù Cristo?
  2. Cosa ti trattiene dall’estendere il perdono agli altri?

[1]. Francis D. Nichol, ed., The Seventh-day Adventist Bible Commentary, 2° ed., vol. 1 (Hagerstown, MD: Review and Herald, 1978), pp. 693–696.

Lunedì

LOGOS

Benedetti per essere una benedizione

di Lo-Ammi Richardson, Orlando, Florida, USA

Proverbi 11:25; Isaia 58:1–8; Matteo 5:16; Apocalisse 18:1

Grida a piena gola (Isaia 58:1)

L’appello a Israele era un appello a essere una benedizione per le nazioni che li circondavano. In Isaia 58:1 vediamo un grido per dichiarare le iniquità e le trasgressioni del popolo di Dio. Per capire meglio le ragioni per il grido, dobbiamo considerare il contesto. Il Signore diede un comando in Isaia 56:1, «Rispettate il diritto e fate ciò che è giusto; poiché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per essere rivelata». In questo brano vediamo che la giustizia e il diritto sono interconnessi. Sia il diritto sia la giustizia fanno parte del piano della salvezza di Dio e parte del suo piano per dimostrare il suo carattere al mondo.

Questo porta alla condanna dei capi di Israele. I capi di Israele non onorarono l’appello che Dio aveva fatto loro. Isaia 57 elenca le azioni ingiuste dei capi di Israele. Una di queste era, «Il giusto muore, e nessuno vi bada» (Isaia 57:1). I capi di Israele lasciarono che il popolo di Dio dimenticasse completamente l’obbligo morale e la benedizione che dovevano essere per il mondo.

Religione falsa (Isaia 58:1–5)

Andando avanti in Isaia 58, vediamo la religione falsa dimostrata nei versetti 1–5. La nazione di Israele pensava che svolgendo il loro compito religioso di digiunare, pregare e offrire sacrifici, stessero compiendo i loro doveri religiosi. Ma anche se Israele svolgeva questi compiti religiosi, la loro religione era superficiale perché i sacrifici di per sé non avevano la giustizia e il diritto necessari per dimostrare la giustizia di Dio al mondo. Il digiuno appropriato che Dio voleva da Israele era di dimostrare la giustizia e la misericordia alle nazioni circostanti. Quindi Dio chiede, nel versetto 5, qual è il digiuno gradito al Signore?

Religione vera (Isaia 58:5–7)

La religione vera, secondo i versetti 6–9, include spezzare le catene della malvagità, lasciare liberi gli oppressi, condividere il proprio pane con chi ha fame, dare una casa ai senzatetto e vestire quelli che sono nudi. La religione vera è preoccuparsi dei meno fortunati e combattere per quelli che non stanno ricevendo giustizia. Abbinare la nostra cura verso i meno fortunati con le nostre pratiche religiose porta soddisfazione. Lo scopo del vangelo e del piano della salvezza è combinare giustizia e diritto. È così che Israele sarebbe stato una benedizione per il mondo. Una volta che il vangelo è vissuto e dimostrato, il mondo vedrà la gloria del carattere di Dio.

La gloria (Isaia 58:8, 9; Matteo 5:16; Apocalisse 18:1)

Quando il popolo di Dio combina il digiuno religioso con la propria esperienza religiosa, il carattere di Dio è rivelato al mondo. La promessa viene data nel versetto 8: «Allora la tua luce spunterà come l’aurora». La congiunzione allora denota che ciò che segue risulta da ciò che lo precede. Quando Israele dava da mangiare ai poveri, da vestire ai nudi, dava casa ai senzatetto e combatteva per gli oppressi, questo combinato con i loro compiti religiosi, il risultato sarebbe stato che la luce (gloria) di Dio sarebbe spuntata come l’aurora.

Nella Bibbia la luce è sinonimo della gloria di Dio (cfr. 2 Corinzi 4:6). In un mondo oscurato dalla mancanza della rivelazione del carattere di Dio, le nostre azioni rivelano se stiamo mettendo in pratica il messaggio che diciamo di annunciare. In Apocalisse 14:6–13 Dio dà a Israele moderno il messaggio finale che deve essere dato al mondo. Una delle prime ordinanze è di dare gloria a Dio. Poi Apocalisse 18:1 dà il risultato della dimostrazione della sua gloria (carattere) al mondo: «Dopo queste cose vidi scendere dal cielo un altro angelo che aveva una grande autorità, e la terra fu illuminata dal suo splendore». Questa gloria è il motivo per cui Gesù sottolinea l’importanza di dimostrare le buone opere nel suo sermone sul monte, trovato in Matteo 5, quando affermò che le nostre luci brilleranno davanti agli uomini. Lo scopo? «Affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (v.16). Il mondo ha un disperato bisogno di vedere questa gloria, e il Signore ci ha affidato il compito di condividerla.

Il dono che continua a dare (Proverbi 11:25)

Re Salomone, l’uomo più saggio della terra, sottolineò l’importanza di essere generosi e benefici. Salomone disse, «Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato» (Proverbi 11:25). L’apostolo Paolo sottolineò lo stesso concetto in 2 Corinzi 9:6 «chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente». Dio vuole che viviamo la felicità e la gioia che viene con il servizio. Ci ha benedetto con case, lavori, cibo, famiglie e altro, ma quando teniamo queste benedizioni per noi e non riveliamo le benedizioni agli altri, ci perdiamo la benedizione speciale che Dio vuole che riceviamo. Tutto ciò che ci ha dato è così che possiamo essere una benedizione per gli altri. Perché quando annaffiamo, anche noi saremo rinvigoriti. Il servizio è un dono che continua a dare.

Rispondi

  1. C’è un appello come cristiani a essere attivamente coinvolti nelle questioni di giustizia sociale del giorno (immigrazione, distribuzione della ricchezza, povertà, crimine, eccetera)?
  2. C’è stato un periodo in cui ti sei spinto oltre per aiutare qualcuno quando sembrava essere sconveniente? Come ti sei sentito dopo?

Martedì

TESTIMONIANZA

Seconda decima: il piano di Israele per i sussidi pubblici

di Angie Decev, Gatineau, Québec, Canada

Deuteronomio 15:11

«Fu richiesta una seconda decima di tutte le entrate… Gli israeliti, dovevano portare questa decima per due anni, o il suo equivalente in denaro, nel luogo in cui era stato montato il tabernacolo. Dopo aver presentato un’offerta di ringraziamento a Dio, e lasciato una parte precisa di questa offerta al sacerdote, l’israelita doveva devolvere il resto per contribuire a realizzare una festa religiosa a cui avrebbero partecipato i leviti, gli stranieri, gli orfani e le vedove…

Ogni terzo anno, invece, questa seconda decima doveva essere spesa a casa di ognuno per ospitare i leviti e i poveri. Mosè infatti aveva detto: “… perché ne mangino entro le tue porte e ne siano saziati” (Deuteronomio 26:12). Questa decima doveva essere messa da parte per le opere di carità e ospitalità…

La legge di Dio dava al povero il diritto a una certa parte dei prodotti del suolo; quando un uomo aveva fame poteva recarsi nel campo, nel frutteto o nella vigna del vicino per sfamarsi con il grano o la frutta che trovava…

Tutto ciò che restava dopo il raccolto in un campo, un frutteto o una vigna, apparteneva al povero…

Ogni settimo anno si provvedeva in modo particolare alle necessità dei poveri. Questo anno, chiamato sabatico, cominciava alla fine dei raccolti. Ogni settimo anno, nel tempo della semina che in Israele seguiva immediatamente il raccolto, non si doveva seminare e in primavera, neanche curare la vigna; in quell’anno gli israeliti non dovevano contare né sul raccolto né sulla vendemmia. Si sarebbero nutriti di tutto ciò che la terra avrebbe prodotto spontaneamente, di prodotti freschi che non dovevano assolutamente conservare in magazzini. Il raccolto di quell’anno doveva essere a disposizione dello straniero, dell’orfano, della vedova e perfino degli animali dei campi (cfr. Esodo 23:10,11; Levitico 25:5)».[1]

«Furono questi i provvedimenti presi dal nostro Creatore misericordioso per lenire la sofferenza, accordare speranza e sollevare gli indigenti e gli afflitti.

Il Signore con queste limitazioni voleva eliminare l’amore per le ricchezze e per il potere. Se una classe sociale avesse continuato ad accumulare beni, impoverendo e degradando altri uomini, ne sarebbero derivati grandi mali; i ricchi avrebbero monopolizzato il loro potere, e i poveri, che agli occhi di Dio sono degni di ogni rispetto, sarebbero stati considerati e trattati come inferiori dai loro fratelli più benestanti».[2]

Rispondi

  1. Anche se il Signore, tramite Mosè, aveva dato a Israele molte leggi per «eliminare l’amore per le ricchezze e per il potere», il sistema della nazione era immune alla corruzione o all’ammassamento di beni?
  2. Come possiamo applicare principi simili alla gestione delle nostre finanze personali per aiutare meglio chi ne ha bisogno?
  3. In che modo queste leggi, create per aiutare gli sfortunati, sono progettate così saggiamente da incoraggiare la diligenza nei beneficiari?

[1]. Ellen G. White, Patriarchi e profeti, pp.447-448.

[2]. Ibid., pp.450-451.

Mercoledì

COME FARE

Altruisti in un mondo egoista: è possibile?

di Grigore Decev, Gatineau, Québec, Canada

Filippesi 2:3, 4

Viviamo in un mondo piuttosto egoista dove, ogni giorno, siamo bombardati con pubblicità per comprare più cose che ci possono piacere, guardare più intrattenimento, e mangiare più cibo per soddisfare il nostro appetito. Noi, come seguaci di Cristo che credono nella Bibbia, come possiamo vivere altruisticamente in un mondo immerso nell’egoismo? Come possiamo non cadere nella trappola di vivere per il nostro piacere? L’influenza di chi ci circonda non è troppo grande e schiacciante?

Sì, potrebbe sembrare impossibile, ma dato che Dio ci ha chiamato a mettere da parte l’egoismo, è possibile attraverso di lui e lui solo! Ecco alcuni consigli presi dalla Bibbia per perseguire quell’obiettivo.

Passa il tempo con Dio. Fallo. Ogni giorno, impara dall’esempio supremo di altruismo. Assicurati che l’influenza di Gesù su di te sia più forte di quella del mondo! Se andiamo da Dio, egli promette di insegnarci, istruirci e consigliarci (Salmi 32:8).

Dai (Luca 6:38; Atti 20:35). Impara la lezione di dare. È importante sviluppare la gioia del dare piuttosto che ricevere. È importante dare di cuore, «non di mala voglia né per forza», come ci insegna la Bibbia (2 Corinzi 9:7)

Servi (Matteo 20:26, 27;1 Corinzi 10:24; Filippesi 2:3, 4). Oltre a dare, dobbiamo imparare a servire. Molte persone danno denaro per varie beneficenze, progetti missionari e altre cause ma potrebbero non essere mai coinvolti con il servizio personale. Servire gli altri è importante quanto dare denaro, se non di più. Servire gli altri dovrebbe essere la nostra priorità. Nel servire gli altri possiamo imparare a pensare meno a noi stessi. Nella vita di Gesù, possiamo vedere il servizio altruista quotidiano per gli altri. Ogni giorno, sii deliberato nell’aiutare e servire gli altri in qualsiasi capacità ti è possibile. Prega Dio per la sua guida in modo che ogni giorno tu possa essere una benedizione per qualcuno.

Rispondi

  1. In che modo dare e servire sono diversi? Quale dei due pensi sia più difficile da fare per la maggior parte delle persone? Quale trovi più difficile?
  2. In che modo l’altruismo di Gesù è in netto contrasto con l’egoismo di chi ti circonda?
  3. Sembra esserci un livello inaccettabile di egoismo nella nostra cultura moderna? Come si paragona a ciò che Gesù ci chiama a fare?

Giovedì

OPINIONE

Cose celesti e cose terrene

di David Moncada, Grand Rapids, Michigan, USA

Matteo 6:33

Molte persone che vengono negli Stati Uniti vengono con in mente una cosa: realizzare il sogno americano. Le persone vogliono impegnarsi duramente per ottenere un’istruzione e un lavoro che paga bene, iniziare una famiglia e comprare una casa, una macchina e altre comodità che danno un senso di raggiungimento.

Non c’è niente di sbagliato nel voler migliorare il tuo stile di vita o fornire comodità che la tua famiglia possa godere. Tuttavia, molte volte «il sogno» diventa il centro della nostra attenzione, che a sua volta diventa la nostra ragione di vita. Tante volte arriva al punto da prendere il posto che Dio dovrebbe avere nella nostra vita. Quindi, spesso prendiamo decisioni basate sull’avvicinarci al sogno invece che avvicinarci a Dio.

Perdere di vista il cielo cambia chi siamo e per cosa viviamo. Ci fa concentrare su noi stessi. Diventiamo così egocentrici che gli altri diventano insignificanti; i nostri desideri soppiantano i bisogni degli altri. Questo è esattamente ciò che vuole il diavolo. Vuole sviare la nostra attenzione da ciò che Dio ci ha chiamato a fare: servire ed essere una benedizione per gli altri. Invece di crescere in somiglianza a Cristo, facciamo l’opposto.

Matteo 19:16–22 racconta di un giovane ricco che era stato benedetto con molti averi. Non solo era ricco, era anche una brava persona. Tuttavia, la sua ricchezza era il centro della sua vita; era il dio prima del Dio reale. Gesù disse a questo giovane ricco di smettere di concentrarsi sul suo «sogno americano» e iniziare a usare le sue benedizioni per essere una benedizione per gli altri venendo incontro ai loro bisogni. Purtroppo, il giovane ricco non amava il suo prossimo come se stesso.

Riflettendo sulla vita di Gesù, vediamo prove che Gesù si concentrò sull’aiutare gli altri ed essere per loro una benedizione. Si prendeva sempre cura dei loro bisogni fisici e, più importante, spirituali. Gesù era più interessato a soddisfare i bisogni delle persone che nell’ottenere un titolo, guadagnare bene o avere beni e comodità. Si concentrava sulla sua missione senza deviare da essa.

Diamo un’occhiata al quadro generale della vita e meditiamo sulle cose che importano davvero. Dio ci ha benedetto in molti modi; siamo una benedizione per gli altri. Concentriamoci sulle persone invece che sui beni terreni. «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più» (Matteo 6:33). Possano i nostri investimenti essere nel cielo invece che nelle cose terrene.

Rispondi

  1. Il tuo «sogno americano» intralcia il tuo essere una benedizione per gli altri?
  2. Quali sono dei modi in cui possiamo investire nel cielo? Questo come si traduce nella nostra vita quotidiana?
  3. Come possiamo ricordarci di essere una benedizione con le nostre benedizioni?

Venerdì

ESPLORAZIONE

La mentalità di essere una benedizione

di Isaí Almeida McGrath, Grand Rapids, Michigan, USA

Matteo 24:12; 1 Corinzi 13:1–4

CONCLUSIONE

Gli uomini e le donne di Dio sono vasi attraverso cui egli può riversare le sue benedizioni sulla terra. La nostra natura egoista ci rende facile dimenticare e accontentarci di dire una preghiera di ringraziamento e continuare con la nostra vita. Per compiere il nostro scopo originario, dobbiamo cambiare non solo le nostre azioni ma il nostro modo di pensare. In Matteo, siamo messi in guardia che l’abbondanza di male ci rende indifferenti e che «l’amore dei più si raffredderà» (Matteo 24:12). Molti pensano che sia «cristiano» evitare il conflitto, ma dovremmo lottare per i deboli. Siamo prima seguaci di Cristo, sostenendo la Bibbia e rappresentando Dio dovunque andiamo per mezzo di qualsiasi cosa facciamo; ricordiamoci che senza amore, prendere posizione contro gli ingiusti o essere una benedizione per chi è bisognoso non vale niente (1 Corinzi 13:1–3).

PROVA A

  • Cuocere pane o biscotti e portarli a un vicino, usando l’opportunità per conoscerlo meglio.
  • Radunare un gruppo di amici per impegnarvi con la vostra raccolta alimentare locale, rifugio per senzatetto o centro comunitario.
  • Mettere insieme pacchi per i rifugiati.
  • Riscrivere la parabola del buon Samaritano (Luca 10:25–37) in chiave moderna.
  • Pensare, discutere e paragonare situazioni in cui la cosa biblica, cristiana da fare è restare in silenzio e altre in cui è agire.
  • Scrivere o illustrare i modi diversi in cui Dio potrebbe servirsi di te per essere una benedizione per le persone con cui entri a contatto.
  • Ricercare diversi enti e organizzazioni con cui collaborare per aiutare chi ne ha bisogno.

CONSULTA

Esodo 13:14–22

Ellen G. White, Testimonies for the Church, vol. 3, cap. 46, «Duty to the Unfortunate»; Il manifesto di Gesù, cap. 6, «Non giudicare. Ama».

Il nocciolo della questione, su https://uicca.it/sds-201903/#il-nocciolo

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