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SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2018 – 03

Lezione 3

13 – 19 ottobre 2018

«Che siano tutti uno»

«Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato»

(Giovanni 17:20-21)

Sabato

INTRODUZIONE

La soluzione alla separazione

di Nwamiko Madden, Lacombe, Alberta, Canada

Giovanni 17

Giovanni 17 è più profondo di quanto tu possa pensare. La maggior parte di noi ha familiarità con l’idea che Gesù sia diventato un uomo, in modo che come Dio in relazione all’umanità, avesse dei punti d’incontro nel rivelare come è davvero Dio il Padre. Dopo quattro millenni di peccato, Satana era riuscito così bene a dipingere un’immagine di Dio che assomigliava alle proprie caratteristiche, che gli uomini adoravano Dio come un dittatore vendicativo più che come un Signore generoso. Quindi Gesù arriva per correggere quella percezione, e con la sua vita e ministero rivela il vero carattere di Dio grazie alla sua intimità con lui. Quest’unità tra Padre e Figlio è il tema di tutto Giovanni 17; ma nella sua preghiera Gesù va oltre, includendo i suoi discepoli in quell’unità pregando «affinché siano uno, come noi» (v.11). Perché mai i discepoli avrebbero avuto bisogno di un legame così intimo?

Il peccato provoca la separazione. La Bibbia ci dice chiaramente che i nostri peccati ci hanno separato da Dio (Isaia 59:2), ma se diamo un’occhiata veloce alla società, è chiaro che qualsiasi frattura verticale tra Dio e l’umanità sia rispecchiata o perfino rivaleggiata dalle fratture orizzontali che vediamo ogni giorno verso l’umanità. Infatti, fu durante la storia della torre di Babele che il peccato di superbia letteralmente arrivò quasi al cielo, e che Dio divise l’umanità secondo le loro lingue. In realtà, il peccato non solo ci separa da Dio, ma anche dagli altri esseri umani attraverso confini non solo linguistici, ma anche culturali, etnici, economici e ideologici! Il nostro mondo incredibilmente polarizzato da diverse opinioni, origini e punti di vista è in gran parte una conseguenza del semplice fatto dell’esistenza del peccato. Conservatori e liberali, Android e iPhone, Red Sox e Yankees e la lista continua! Queste divisioni sembrano andare in profondità quanto la natura umana e continuare ovunque esista la natura umana; quindi in che modo Dio si serve della chiesa per risolvere queste divisioni?

Be’, un conto è quando una persona ebrea antica ama un’altra persona ebrea antica, ma quando il mio amico anglofono, bianco, repubblicano, che usa un iPhone viene visto lavare i piedi di un filippino, democratico, che usa Android e c’è armonia, come Gesù che si trova tra l’umanità e Dio, ognuno di loro diventa una finestra per vedere le persone del loro contesto sociale in una luce più positiva. E così diventano una finestra per il mondo: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» Giovanni 13:35. Quando il mondo vede armonia dove tipicamente c’è odio, carità dove tipicamente c’è un problema, ciò mostra loro che l’amore di Dio può davvero trascendere le insidie della natura umana! Questo è evidenziato in parte dopo la crocifissione di Gesù, dove Dio non solo agisce per la rimozione del peccato, ma anche dei suoi effetti: la separazione. La chiesa appena formata, riceve poco dopo il dono delle lingue e i credenti possono vedere che l’ideale di Dio per la restaurazione dell’unità non è solo in senso verticale, ma anche orizzontale! E che ci credi o meno, sta succedendo di nuovo.

Secondo il sondaggio svolto dal Pew Research Center nel 2015, la chiesa avventista del settimo giorno è effettivamente registrata come non solo la denominazione cristiana con più diversificazione etnica, ma la più etnicamente disparata di TUTTI i gruppi religiosi principali negli Stati Uniti! Questi sono indizi che tra le correnti di divisioni che separano la società, Dio sta rivelando ancora una volta e per l’ultima volta che egli unisce gli esseri umani con un legame che è infinitamente più forte di ciò che gli uomini usano per dividere.

Domenica

LOGOS

L’inevitabilità dell’unità

di Andrew Carroll, Allentown, Pennsylvania, USA

Galati 2:20; 2 Corinzi 5:21; Apocalisse 14:4; Romani 5:6; Efesini 3:10

Nel suo discorso introduttivo in Giovanni 17, Cristo riconobbe la sua missione: riunire l’umanità con Dio. L’autorità che presto gli sarebbe stata concessa, gli avrebbe permesso di portare pace a quelli che erano stati così a lungo separati dal loro Creatore. In Adamo, l’umanità era stata spezzata. Il nostro rappresentante in Eden scelse sé stesso prima di una relazione con Dio e portò sull’umanità l’empietà, la separazione da Dio. Da lui, questo stato innaturale fu tramandato a noi, i suoi figli. Gesù vide che se avesse preso su di sé tutto il peccato dell’umanità e fosse diventato un rappresentante alternativo dell’umanità, un secondo Adamo, la natura peccatrice dell’uomo sia collettivamente che individualmente, poteva morire con lui sulla croce. Fu questa la realtà che Paolo vedeva quando disse «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!» (Galati 2:20).

Se crediamo che Cristo abbia permesso che la nostra natura egoista ricadesse su di lui, allora possiamo sapere che essa è anche morta sulla croce con lui. Noi siamo stati giustificati, dichiarati giusti, nonostante i nostri difetti. È stato Cristo a prendere tutta l’umanità su di sé collettivamente in un atto giusto, non su base individuale. Ogni uomo, donna e bambino può rivendicare la croce perché il loro peccato era rappresentato in Cristo. «Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi» (2 Corinzi 5:21).

La vita perfetta di Cristo ci salva e agisce in noi per renderci santi nella nostra vita quotidiana. La santificazione che Cristo si propose, portò alla perdita della sua vita. Allo stesso modo, Gesù sapeva che i suoi seguaci sarebbero cresciuti giorno dopo giorno in una relazione più intima con lui, al punto che se ce ne fosse stato bisogno, essi avrebbero anche dato la propria vita.

Questo vangelo ci insegna che siamo in grado di essere con Cristo dove si trova. Non solo in un senso futuro della seconda venuta, ma anche oggi. Cristo è in noi, anche noi siamo in lui, e quando ci fidiamo che egli esprima la sua vita perfetta in noi, viviamo la vita eterna con lui. Non c’è motivo di dubitare la nostra garanzia perché se crediamo di essere in lui, allora viviamo il cielo qui e ora, perché seguiamo «l’Agnello dovunque vada» (Apocalisse 14:4).

Attraverso la sua resurrezione, Cristo sapeva che questo atto supremo avrebbe avuto la potenza di unire tutta l’umanità per sempre attraverso la sua vita eterna. Ciò che Cristo ottenne per l’uomo era una riconciliazione con Dio Padre stesso. Gesù avrebbe rappresentato un popolo imperfetto reso perfetto in lui grazie alla propria vita e morte altruista. Un popolo non più privo di santità e incapace di stare davanti al Padre, ma un popolo unito con lo Spirito di Dio. Tutti quelli che accettano questo dono diventano figli di Dio, legati strettamente nella relazione con il Padre quanto lo è il Figlio.

Cristo fu totalmente fedele nel corso della sua vita nel rappresentare la gloria e il nome di Dio, il suo carattere. Ma Gesù previde che i suoi seguaci sarebbero stati perseguitati per la loro semplice fede nel dono del cielo, da un mondo incapace di vedere oltre il proprio egoismo. Il nostro Salvatore chiede che la nostra gioia sia piena; che la verità del suo vangelo risuoni così profondamente nel nostro cuore e nella nostra mente, da essere sopraffatti dalla gratitudine, così completamente radicati nella sua pace che niente in questo mondo possa smuovere la nostra fede in lui. Essere preservati dal maligno non vuol dire che non affronteremo mai prove, o anche fallimenti. Gesù vuole preservarci da una vita di auto-condanna accelerata dall’opera degli operai di Satana. Satana ci sta sempre tentando a distogliere gli occhi da Gesù e guardare noi stessi. Molti cadono preda del loro senso di colpa e vergogna, credendo che il loro peccato li escluda da una relazione con Dio, ma non è così, perché «mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo… è morto per gli empi» (Romani 5:6).

Il vangelo ha questa capacità di unire tutti gli uomini. Tutti quelli che arrivano a riconoscere la loro giustificazione in Cristo saranno resi umili e riconosceranno che ogni cuore umano, dal ricco al mendicante, è uguale nel proprio egoismo. In Cristo, tutte le persone sono ugualmente apprezzate e volute. Egli desidera unire tutti nella sua morte e sollevarli nella sua vita così che l’esperienza umana rispecchi quella del Figlio e del Padre. Con questa intensità di amore, Gesù chiede che possiamo essere tutti uniti.

Come Gesù ha mostrato la compassione del nostro Padre celeste ai suoi seguaci, i suoi discepoli ricevettero dallo Spirito la capacità di condividere questa buona notizia con la Giudea e con il mondo attraverso una vita sottomessa a Dio piuttosto che al desiderio umano, dimostrando che Gesù era certamente il Messia, colui che era stato promesso dal cielo. Nel predicare, nuovi credenti avrebbero provato la stessa gioia nell’essere uniti nell’opera di redenzione.

Quindi Cristo vuole che la sua gloria, il suo carattere altruista, sia rivelato non solo a questo mondo morente, ma anche agli agenti divini che aspettano per vedere la conclusione del gran conflitto. Il nostro Signore desidera che «i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio» (Efesini 3:10). Infinitamente varia indica che Dio sa che il suo amore sarà mostrato attraverso un corpo disparato ma unito. La chiesa esiste per l’unico scopo di rivelare il nome di Gesù.

Rispondi

  1. In che modo la morte e la resurrezione di Cristo raggiungono l’unità?
  2. Cos’è la Chiesa e il suo scopo?
  3. Quali cambiamenti devi fare per essere in armonia con il piano di Dio per l’unità? Quali cambiamenti deve fare la tua chiesa locale?

Lunedì

TESTIMONIANZA

Cosa devo fare per avere unità in Cristo?

di Levi Collins, Lenhartsville, Pennsylvania, USA

Galati 3:8, 9

«Ascoltate Gesù, seguite il suo consiglio e non vi allontanerete dal saggio e potente Consigliere, l’unica vera Guida, l’unico che può dare pace, felicità e pienezza della gioia… Qualunque cosa gli altri possano pensare di noi o ci possano fare, non deve disturbare quest’unità con Cristo, questa comunione dello Spirito. Voi sapete che non possiamo trovare riposo fuori da Cristo».[1]

«I termini di quest’unità tra Dio e l’uomo nel grande patto di redenzione furono concordati con Cristo da tutta l’eternità. Il patto di grazia fu rivelato ai patriarchi. Il patto fatto con Abraamo quattrocentotrent’anni prima che la legge fosse pronunciata sul Sinai era un patto confermato da Dio in Cristo, lo stesso vangelo che è predicato a noi. “La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunciò ad Abraamo questa buona notizia: In te saranno benedette tutte le nazioni. In tal modo, coloro che hanno la fede sono benedetti con il credente Abraamo” (Galati 3:8-9). Il patto della grazia non è una verità nuova, perché esiste nella mente di Dio da tutta l’eternità».[2]

«Le grandi verità della Parola di Dio sono espresse così chiaramente che non si può sbagliare nel comprenderle. Quando, come membri individuali della chiesa, amate Dio sommamente e il vostro prossimo come voi stessi, allora non sarà uno sforzo faticoso essere in unità; ci sarà un’unità in Cristo, le orecchie saranno chiuse alle dicerie e nessuno biasimerà il proprio prossimo. I membri della chiesa nutriranno amore e unità e saranno come una grande famiglia».[3]

«Nelle nostre file si noterà unità nell’azione, solo quando il popolo di Dio pregherà con fede e metterà in pratica gli insegnamenti del Cristo nella vita di tutti i giorni. Il fratello sarà unito al fratello dagli aurei vincoli dell’amore di Gesù. Solo lo Spirito di Cristo può realizzare tale unità. Colui che ha santificato se stesso, santificherà anche i suoi discepoli. Uniti con lui, essi saranno uniti fra loro nella comune santissima fede. Quando ci adopereremo per questa unità come Dio vuole che facciamo, essa si realizzerà».[4]

Rispondi

  1. Se Dio ci ha chiamati a essere uno con lui, quali cose o modi ci possono aiutare a imparare a essere uniti con Cristo?
  2. Cosa può succedere se impariamo ad amare Dio più di ogni altra cosa e ad amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi?
  3. Dio desidera essere uno con noi. Con questo in mente quali sono alcune cose che possono interrompere l’unità con Dio nella nostra vita personale?

[1] Ellen G. White, Sons and Daughters of God, p. 298.

[2] Ellen G. White, Signs of the Times, August 24, 1891.

[3] Ellen G. White, Manuscript Releases, Vol. 15, p. 150.

[4] Ellen G. White, I tesori delle testimonianze 3, p.157

Martedì

EVIDENZA

Di’ la tua ultima preghiera

di Matthew J. Lucio, Mason City, Iowa, USA

Giovanni 17

La più grande preghiera di Gesù, era una preghiera? Anche se alcune traduzioni danno la parola «preghiera», Giovanni dice che Gesù alzò semplicemente gli occhi al cielo e parlò a suo Padre. Era una conversazione. A volte Gesù si inginocchiava per pregare (Luca 22:41), ma più spesso Gesù preferiva guardare verso il cielo mentre pregava (Giovanni 11:41; Marco 7:34). Per Gesù, la preghiera era una conversazione. Webster definisce una conversazione come «una discussione informale che coinvolge due persone o un piccolo gruppo di persone».[1]

La preghiera di Gesù era davvero informale: sta parlando con suo Padre, non con qualche minacciosa divinità distante. «Padre» era il modo incredibilmente intimo con cui Gesù si rivolge al Dio dell’universo. «Non ci sono testimonianze nella letteratura ebraica pre-cristiana che gli Ebrei parlassero a Dio come “Abba”» («Padre»).[2] Mentre Dio parla di sé stesso come un padre quindici volte nell’Antico Testamento, quando si volta la pagina nel Nuovo Testamento, Dio è chiamato «Padre» oltre 150 volte solo nei vangeli![3]

L’insistenza di Gesù nel vedere Dio come suo Padre, e farlo chiamare così anche da parte nostra, è un tema chiave del vangelo di Giovanni, in cui il fulcro centrale è conoscere Gesù (Giovanni 1:1-3). Questo tema viene raccolto alla grande in Giovanni 17, quando Gesù dichiara che la vita eterna è conoscere il Padre e il Figlio (Giovanni 17:3). Dobbiamo avere con Gesù la stessa relazione che egli aveva con suo Padre. È come la relazione che Mosè aveva con Dio, dove «il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico» (Esodo 33:11).

Per chi pregò, Gesù, alla vigilia della sua dura prova? Principalmente per noi. La preghiera finale può essere suddivisa in vari argomenti. Primo (Giovanni 17:1-5), Gesù pregò di poter glorificare suo Padre. Secondo (Giovanni 17:6-19), Gesù pregò per i suoi discepoli (quei seguaci con cui sta lavorando), che possano conoscere il Padre come lo conosceva lui. Terzo (Giovanni 17:20-26), Gesù pregò per tutte le generazioni future di cristiani (quelli con cui avrebbero lavorato i discepoli). Con la croce che bloccava la sua vita, Gesù guardò in alto e oltre. «Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia» (Ebrei 12:2). Quando ne aveva più bisogno, egli pregò per noi.

E qual era il tema chiave della preghiera di Gesù? L’unità. Quattro volte, Gesù prega che i suoi seguaci possano essere uniti gli uni con gli altri come egli lo è con suo Padre. Avvicinarsi a Gesù significa naturalmente che ci avviciniamo ai suoi altri seguaci. Dio in Gesù ha stracciato le etichette che il mondo ci attacca: razza, sesso, etnia, età, lingua; e «così, ha creato un popolo nuovo» (Efesini 2:15, TILC). L’ultima preghiera di Gesù non fu una supplica disperata per la propria vita, fu una visione coraggiosa per il nuovo mondo che aspettava dall’altra parte della croce.

[1] Merriam-Webster’s Dictionary, s.v. «Conversation»

[2] Elwell, Walter A. «Entry for ‘Fatherhood of God’». «Evangelical Dictionary of Theology», 1997.

[3] Ibid.

Mercoledì

COME FARE

Unità tra cristiani

di Laura Marta Lucio, Mason City, Iowa, USA

Marco 9:38–41; Giovanni 10:16

Gesù pregò per l’unità tra i cristiani. Come l’unità del matrimonio (famiglia), l’unità della chiesa è sempre più minacciata. Usiamo parole come «famiglia di chiesa», «fratello in Cristo» o «sorella in Cristo», ma cosa facciamo quando, o se, l’unità familiare è carente? La Bibbia dice che «il fratello darà il fratello alla morte…» (Marco 13:12). In Matteo 24:12, ci viene detto «l’amore dei più si raffredderà». Quindi come manteniamo l’unità in tempi del genere?

Come il matrimonio, il divorzio dalla fede non deve essere un’opzione. Siamo fratelli e sorelle per l’eternità, siamo uniti da qualcosa di più forte di noi stessi: la consapevolezza che Gesù è il nostro salvatore. Quindi ci sono alcune cose che possiamo fare per ricercare l’unità, nonostante il rischio che l’amore fraterno si raffreddi:

Sii convinto. Studia la Bibbia. Se non abbiamo una conoscenza di Gesù o della sua Parola, allora non abbiamo conoscenza attorno alla quale unirci. Ci serve la Parola. Quotidianamente. Dobbiamo capire che ciò che ci unisce è più forte di ciò che potrebbe dividerci. Il rischio di confusione tra unità e uniformità è troppo alto. La maturità spirituale è sapere la differenza tra valori chiave della nostra fede e dottrine marginali.

Sii collegato. Satana ha miliardi di modi per avviare litigi nella chiesa. La verità spirituale non porta salubrità emotiva, e Satana spesso prende di mira quest’ultima per distruggere la prima. Dobbiamo stare allerta, aggiornati, collegati alla Fonte di potenza. Il tuo computer deve essere collegato a internet perché il suo antivirus ottenga gli aggiornamenti necessari per stare dietro a tutte le minacce alla sicurezza; lo stesso vale per te. La preghiera è il tuo Wi-Fi.

Sii fedele. Battaglie spirituali; alcune le vinciamo, alcune le perdiamo. Dobbiamo scegliere quotidianamente di seguire Gesù e restare fedeli a lui. Questa è una grossa parte delle relazioni sane a lungo termine. Abbi coraggio e determinazione spirituale per mantenere la rotta! Dobbiamo vivere la nostra vita cristiana con intento.

L’unità non si può dare per scontata. Non è una cosa che «succede e basta». Dobbiamo lavorarci duramente. È per questo che una delle ultime preghiere di Gesù fu per l’unità: che potessimo essere uno. Se era così importante per lui, allora dobbiamo farne la nostra priorità. L’unità è difficile da ottenere, ma non impossibile. Uniamoci nell’essere una risposta alla preghiera di Gesù.

Rispondi

  1. Che altro puoi fare per essere una risposta alla preghiera di Gesù per l’unità?
  2. In che modo motiveresti i tuoi fratelli e sorelle in Cristo a restare uniti?

Giovedì

OPINIONE

Unità per vincere

di Destinie Candis, Plant City, Florida, USA

Giovanni 17:20, 21, 26

«Mi piace il vostro Cristo, ma non mi piacciono i vostri cristiani. I vostri cristiani sono molto diversi dal vostro Cristo». Anche se largamente attribuita a Mohandas Gandhi, ci sono alcuni dubbi sulle origini di questa citazione. Ma a prescindere dalla fonte, queste parole risuonano molto con l’intercessione di Gesù per i suoi discepoli, l’unità e l’evangelizzazione.

In Giovanni 17 parte della preghiera di Gesù è per quelli che crederanno in lui «per mezzo della loro parola» («loro» in questo versetto sono i discepoli, cfr. Giovanni 17:6-19). Se noi allora, come discepoli moderni di Gesù, non stiamo vivendo nell’unità per la quale Gesù pregò per noi nei versetti precedenti, derubiamo quelli che crederebbero in lui per mezzo della nostra «parola» della possibilità di conoscerlo ed essere portati nell’unità di Cristo.

In Giovanni 17:21 Gesù dice a suo Padre che vuole che i credenti siano uno in loro «affinché il mondo creda che tu mi hai mandato»; l’unità dei credenti con Cristo e il Padre ha effetti diretti sul fatto che il mondo creda in lui. Poi nel versetto 26 Gesù prega che ci ha dichiarato il nome di Dio, così che possiamo essere riempiti dell’amore del Padre. L’ingiustizia più grande che come cristiani abbiamo servito al mondo è non aver ascoltato questa dichiarazione, rendendoci così privi di quell’amore, limitando la nostra capacità di essere testimoni efficaci.

Questi versetti mi sfidano personalmente a vivere al di fuori di me stessa e pensare a come le mie azioni colpiscono gli altri. Questo mi fa venire in mente le parole scritte in Romani che ci sfidano a non vivere in un modo che faccia «inciampare» qualcun altro. Nonostante le polemiche che a volte circondano l’intenzione di Paolo qui, le vere domande che ci dovremmo fare sono, «la cosa che sto per fare riflette la mia unità con Cristo, e l’amore del Padre sarà manifestato attraverso di me?»

Se possiamo prendere come nostra missione individuale l’essere uniti con Gesù e il Padre, il cielo dovrà fare spazio per ancora più figli di Dio che verranno a casa, e non ci sarà spazio perché qualcuno su questa terra pensi che noi cristiani siamo molto diversi dal nostro Cristo.

Rispondi

  1. Hai mai detto o fatto qualcosa che ha influenzato l’arrivo a Gesù di qualcuno, dentro o fuori della chiesa?
  2. Quando è stata l’ultima volta in cui la tua unione con Cristo era riflessa nelle tue azioni?
  3. In che modo la tua unità personale con Cristo riflette l’unità della tua chiesa con Cristo, e la sua capacità di aiutare i non credenti?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Affinché il mondo creda

di Michelle Odinma, Berrien Springs, Michigan

Giovanni 17:21

CONCLUSIONE

La preghiera di Cristo in Giovanni 17:21 evidenzia un punto critico nel comprendere l’importanza dell’unità. Egli dice, «…anch’essi siano uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato». La nostra unità con Dio è una testimonianza che il Padre ha mandato davvero Gesù sulla terra! La nostra unità con lui e gli uni con gli altri mostra al mondo che Cristo è esattamente chi ha detto di essere. Più siamo vicini a Cristo individualmente, più sarà efficace il nostro impegno collettivo nel diffondere il vangelo.

PROVA A

  • Scrivere una riflessione personale sul tuo ruolo attuale nella tua chiesa locale e cosa puoi fare per rendere la tua chiesa una comunità più intima.
  • Organizzare un incontro regolare per mangiare in gruppo o un periodo per «spezzare il pane» con altri credenti, nuovi visitatori e amici nella tua congregazione. Cerca di organizzare un giorno durante la settimana, o pensa alla possibilità di usare il sabato pomeriggio per un’agape settimanale nella tua chiesa o in un posto più intimo.
  • Passare nella natura del tempo di meditazione, di mattina o sera. Concentrati sui disegni di unità che vedi nelle piante e negli animali attorno a te.
  • Registrare un diario audio delle tue preghiere e richieste a Dio. Rivederli ogni 3-6 mesi per evidenziare come ti ha guidato il Signore.
  • Disegnare, dipingere o fare uno schizzo di un’immagine che pensi simbolizzi al meglio il concetto di unità. Trasferisci la tua immagine su cartoline di «Benvenuto» o «Ci manchi» e mandale ai visitatori della tua chiesa o a membri che sono assenti dalla congregazione.

 

CONSULTA

Genesi 1:26-28; 11:1-9; Amos 3:3; Atti 1:13,14; 2:41-47; 4:32-37

Ellen G. White, Patriarchi e profeti, cap. 10; My Life Today, p. 281, Gli uomini che vinsero un impero, cap. 2.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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