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SdS CQ (College Quarterly) Quarto Trimestre 2017 – 03

Lezione 3

14 – 20 ottobre

La condizione umana

«Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio». (Romani 3:23)

Sabato 14 ottobre

INTRODUZIONE

Soffrire per la mia condizione

di Ricky D. Venters Jr., Bel Air, Maryland, U.S.A.

Salmi 51:5

Era una fredda sera d’inverno mentre guidavo dal college verso casa della mia ragazza per la vigilia di capodanno. Era la prima volta che avevo fatto lezione in quella sessione. Stavo studiando per una laurea in ingegneria meccanica e mi mancavano solo dodici crediti al diploma. Quando ero piccolo, un insegnante delle elementari aveva detto ai miei genitori: «Ricky non avrà mai successo nel campo della matematica». Risi un po’, ripensando a tutta la situazione, e mi rallegrai per quello che ero stato in grado di fare.

Mentre guidavo, cominciai ad avere difficoltà a respirare, e pensai, «Oh no, non di nuovo». Fin da piccolo soffrivo d’asma. Alcuni giorni erano meglio di altri, ma con il passare degli anni non sembrava passare. Più mi avvicinavo alla casa, più perdevo il controllo della respirazione. Decisi di fare inversione e dirigermi verso il pronto soccorso. Quando arrivai all’ospedale, persi completamente il controllo della respirazione, e il mio medicinale di emergenza non funzionava.

Il personale del pronto soccorso mi fece entrare d’urgenza e cominciò a curarmi. Sembrava che non funzionasse niente, e cominciai a preoccuparmi. I dottori erano preoccupati; non sapevano cosa fare. Mia madre era arrivata e mi stava dicendo di resistere. Per la prima volta nella mia vita sentii di non poter più lottare. Dissi a Dio che mi stavo arrendendo e che, se aveva intenzione di aiutarmi, ora era il momento. Questa malattia aveva il controllo di tutta la mia vita, e in quel momento sapevo di non poterla combattere da solo. Se Dio non fosse intervenuto sarei morto.

Mia madre mi passò una bottiglia d’acqua. Presi un sorso, e due minuti dopo tossii. Non potevo crederci. Inspirai ed espirai, e per mia sorpresa, riuscivo a respirare. I dottori vennero di corsa nella stanza, attoniti, non credendo a quanto era successo.

Siamo tutti nati con la malattia del peccato. Incatena il nostro spirito, invade i nostri pensieri e storpia il nostro cammino. Il salmista Davide scrive, «Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato» (Salmo 51:5). Lo stato dell’uomo è tale da richiedere che qualcuno di potente intervenga. Non possiamo curarlo da soli, né è qualcosa che possiamo nascondere. Prima poi arriva per tutti il momento della consapevolezza che da soli non possiamo sopportare, che se Dio non interviene in modo miracoloso, moriremo, che non ce la facciamo più e dobbiamo arrenderci. La buona notizia è che Dio è lì pronto ad accettarti per come sei e darti una vita nuova. Gli offrirai la tua vita oggi?

Domenica 15 ottobre

LOGOS

Tutti hanno peccato, tutti possono essere giusti

di Paul Graham, Bowie, Maryland, U.S.A.

Romani 3:10–18; 5:12–21; 1 Corinzi 10:13; 1 Timoteo 1:15

Chi ha peccato? (Romani 3:23)

La piaga del peccato ha una portata così ampia che nessun individuo è al sicuro. Ogni essere umano è stato toccato dalla tentazione del peccato o dalle conseguenze dello stesso. Davide il salmista dichiara, «Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato» (Salmo 51:5). È difficile da immaginare, ma l’influsso del peccato è presente anche allo stadio embrionico della nostra vita. Nessuno ne è escluso. «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3:23). «Non c’è nessun giusto, neppure uno» (Romani 3:10). Tutti quelli che si dichiarano nati giusti devono riconoscere che il nostro DNA alla nascita rivela tratti della nostra natura egoista. Siamo intrinsecamente peccatori a causa dei nostri antenati e di generazioni di peccato. La scelta errata dei nostri progenitori è stata cruciale, causando un effetto a cascata fino ai nostri giorni. Ogni generazione, una dopo l’altra, è stata toccata dagli effetti del peccato.

«Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Romani 5:12).

Peccato identificato e definito (1 Giovanni 3:4)

Romani 7:12–14 ci aiuta a vedere chiaramente cosa dobbiamo affrontare riguardo al peccato. Serviamo un Dio che si impegna a essere giusto nei suoi giudizi. Ci dà l’opportunità di vedere chiaramente le linee di divisione. Se conosciamo la legge di Dio e riconosciamo la sua volontà per noi e camminiamo contrariamente alle sue vie, non siamo all’altezza della sua gloria. La sua legge non è solo la manifestazione del carattere di Dio; è anche il guardrail per la nostra salvezza. Conosciamo il nostro errore se conosciamo la legge. Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge (1 Giovanni 3:4).

Vangelo significa buona notizia, e non ve ne è una migliore! La nostra situazione corrente non durerà; anche se siamo stati concepiti, formati e nati in questa condizione, Dio offre l’antidoto per la salvezza a ognuno di noi. È importante capire che la salvezza non si ottiene tramite le opere di cui potremmo vantarci e pensare siano merito nostro, ma tramite la fede in Gesù Cristo. È Cristo Gesù che è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e l’autore, Paolo, si considera il capo dei peccatori. Se Paolo si considera il capo dei peccatori, chi può essere salvato? E come? In Matteo 19:25, i discepoli pongono questa stessa domanda: chi può essere salvato? Tutti! Come possiamo essere salvati? «Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio» (Efesini 2:8).

Sola Fide (Efesini 2:8)

Sola fide in latino vuol dire «con la sola fede». Il riformatore Martin Lutero, nella sua ricerca per fare una distinzione tra la chiesa cattolica romana e il movimento protestante, sottolineò l’aspetto della giustificazione per fede. Molti sosterrebbero che le nostre opere hanno un ruolo fondamentale nella nostra salvezza. La nostra salvezza è dovuta al sacrificio di Gesù per l’umanità. Non possiamo operare per raggiungere quello che Gesù ha fatto per noi sulla croce, ma la nostra riconoscenza per il sacrificio che ha completato per noi ci spinge a vivere la nostra vita come una manifestazione d’amore verso di lui. Siamo giustificati attraverso la sola fede. Ebrei 11:1–12 ci dà un’immagine di uomini e donne del passato, esempi di fede di cui la Bibbia racconta; le loro opere li seguirono, secondo la Scrittura, ma il messaggio aiuta a capire che la sola fede è la chiave. La dottrina di sola fide propone che la fede in Cristo è sufficiente perché i peccatori siano accettati da Dio, considerati parte del suo popolo e ricevano fiducia, gratitudine e amore verso Dio: sono questi gli elementi alla base delle opere buone.

Tutti possono essere giusti?

Tutti quelli che accettano Cristo come personale salvatore hanno l’opportunità di essere redenti. Non saremo mai giusti attraverso i nostri meriti. La nostra giustizia è meritata attraverso il sacrificio compiuto da Gesù sul Calvario. Gesù ha preso il nostro posto, il che ci offre il dono della giustizia. Siamo degni attraverso la morte di Cristo. «Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui» (2 Corinzi 5:21).

Quando ci affidiamo a Cristo, egli prende i nostri peccati e ci rende giusti con Dio. I nostri peccati sono posati su Cristo. Abbiamo fede sul fatto che, prendendo la decisione di lasciarci convertire dallo Spirito Santo, la nostra inutilità è abbandonata alle spalle, e viene scambiata con la giustizia di Cristo. Infatti, Gesù ha preso su di sé il salario dei nostri peccati, ed era ed è ancora fedele per redimerci. Dobbiamo avere fede nella sua promessa che ci perdonerà e che ci custodirà nei momenti di tentazione.

Tutti hanno peccato, ma tutti possono essere salvati.

Rispondi

  1. Se ogni individuo è nato e si è formato nell’iniquità, secondo le Scritture, come siamo salvati?
  2. Definisci il peccato. Quante persone hanno vissuto il peccato?
  3. Descrivi il processo di come siamo dichiarati giusti.

Lunedì 16 ottobre

TESTIMONIANZA

«E io che cosa ci guadagno?»

di Gladys S. Guerrero, Silver Spring, Maryland, U.S.A.

Romani 2:4–10

L’avidità è nel cuore di ogni uomo. Tutti cercano di ottenere una ricompensa per le proprie azioni, non importa quanto minime. In Romani 3:23, Paolo sottolinea le nostre mancanze quando dice che «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio». Ma nel corso della sua lettera, Paolo mostra come Dio offre comunque una ricompensa a chi si volge a lui e si pente dei propri peccati.

Inoltre, «Gli esempi di vero pentimento e di profonda umiliazione riportati nella Parola di Dio rivelano che chi confessa i propri peccati non tenta di giustificarsi».[1] Paolo incoraggia i suoi lettori a trarre profitto dalle «ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio [li] spinge al ravvedimento» (Romani 2:4).

Poi, «Chi si pente sinceramente, manifestando umiltà e dolore, comprenderà l’amore di Dio e il significato del Calvario e si rivolgerà a Dio come un figlio che confessa i propri errori al padre che lo ama».[2] Quindi c’è un costo per la ricompensa promessa.

Dio vuole che ci arrendiamo a lui. Comunque, «Dio non accetta la confessione che non è accompagnata da un sincero pentimento, da un profondo rammarico per il peccato commesso e che non porta a una riforma della propria vita, eliminando tutto ciò che lo offende».[3]

Lo Spirito Santo ci aiuta in questa ricerca per eliminare le cose che sono offensive a Dio perché «È lo Spirito Santo che convince di peccato. Se il peccatore risponde agli avvertimenti dello Spirito, sarà guidato a pentirsi e a rendersi conto dell’importanza di ubbidire ai comandamenti divini».[4]

Il dono è alla nostra portata. Cedendo alla potenza trasformatrice dello Spirito Santo, ci poniamo sul sentiero vincente che non fallisce mai. Quindi io cosa ci guadagno? Tutto!

Rispondi

  1. Su quali aree della tua vita lo Spirito Santo ha fatto luce? Ti ha incoraggiato a un cambiamento?
  2. Hai veramente preso il tempo per confessare i tuoi peccati o stai ancora cercando scuse sul perché hai fallito?
  3. Medita: quando è stata l’ultima volta che ti sei soffermato sul sacrificio di Gesù per te al punto da cadere in ginocchio in completo abbandono? È arrivato il momento di farlo?

[1] Ellen G. White, La via migliore, p. 41

[2] Ibid., p. 42

[3] Ibid., p. 40

[4] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, p. 34

Martedì 17 ottobre

EVIDENZA

Conosci la tua condizione

di «CJ» Claypole S. Cousins Jr., Laurel, Maryland, U.S.A.

Romani 2:1

Alcuni hanno detto che il primo passo verso l’integrità è essere coscienti della tua condizione. Nei primi tre capitoli di Romani, Paolo vuole ribadire il concetto che «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3:23). Tutti hanno questa malattia dell’anima chiamata peccato, ma non tutti sono consapevoli della gravità della loro condizione. Nei capitoli 1 e 2, Paolo bilancia la situazione dichiarando che sia gli ebrei sia i gentili hanno lo stesso problema: il peccato. Il motivo per cui Paolo aveva bisogno di sottolineare questo aspetto, viene dal fatto che stava scrivendo alla chiesa di Roma, che inizialmente aveva una predominanza di cristiani ebrei che erano stati poi espulsi da Roma dall’imperatore Claudio. Tuttavia, dopo il 54, quando erano tornati, avevano trovato che i capi della chiesa erano cristiani gentili. Quindi c’erano delle tensioni da entrambe le parti. Gli ebrei pensavano di essere superiori a causa del loro posto nella storia della salvezza, e i gentili sentivano di avere il «controllo» ora, e che il popolo ebraico aveva ampiamente rifiutato il loro Messia.

Paolo doveva fronteggiare questo spirito critico. Disse, «Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose» (Romani 2:1). Questo giudicare qualcuno nella chiesa che è diverso da te deve essere chiamato per quello che è: peccato. Dobbiamo fronteggiare i problemi che sono di fronte alla nostra nazione, la chiesa e la nostra vita, riconoscendo che quello che si trova alla radice di questi problemi è la nostra condizione umana di peccato. È per questo che Paolo espone la profonda bellezza del vangelo nella sua lettera alla chiesa di Roma, perché è quando il vangelo di Gesù Cristo viene presentato che sentiamo il nostro bisogno di pentimento. Morris Venden dice, «Veniamo a Cristo prima, e poi egli ci dà il pentimento».[1]  Ed è per questo che Paolo avrebbe continuato a dire nella sua lettera che «la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento» (Romani 2:4). La potenza liberatrice del vangelo che Gesù ci dà come dono può solo venire quando tu e io ammettiamo finalmente di essere malati. La grazia guarisce.

Rispondi

  1. Quale utile pratica quotidiana puoi adottare per essere consapevole della tua vera condizione e per ricevere la potenza liberatrice del vangelo?
  2. Quali passi pratici può fare la chiesa per guarire le sue divisioni sociali, etniche, culturali o «altre»?

[1] Morris L. Venden, 95 Theses on Righteousness by Faith, Pacific Press® Publishing Assoc., Boise, 2003, p. 99

Mercoledì 18 ottobre

COME FARE

Nato peccatore ma trasformato attraverso la fede

di Leslie Acosta, Rockville, Maryland, U.S.A.

Romani 1:16, 17; 3:10–18, 23

Era dopo l’ultima cena, un momento cruciale, che Gesù aveva più bisogno del sostegno e delle preghiere dei suoi discepoli; ma essi si addormentarono, perché ciò che prevaleva nei loro cuori in quel momento cruciale era la loro carne, i loro desideri e le loro priorità. Perché? A causa della loro natura peccaminosa. Gesù disse a Pietro che l’avrebbe rinnegato tre volte prima del canto del gallo, e Pietro garantì che non l’avrebbe fatto, ma alla prima opportunità che ebbe per testimoniare del suo nome, fallì; non fu all’altezza della gloria di Dio perché l’egoismo dominava il cuore di Pietro. Per natura, tendiamo al peccato; succede automaticamente dato che siamo nati nel peccato. Romani 3:10 dice, «Non c’è nessun giusto, neppure uno».

L’amore di Dio per noi è così abbondante che l’ha manifestato mandando il suo unico Figlio nel mondo per perdonare i nostri peccati così che potessimo vivere per mezzo di lui. È così che possiamo glorificarlo e proclamare il suo nome: abbandonando la nostra carne e dandoci al Signore così come siamo, così che egli possa trasformare il nostro cuore. Ci ama così tanto che è disposto a farlo ogni giorno se andiamo da lui ogni giorno e gli permettiamo di vivere in noi. «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3:16). Anche se peccare è nella nostra natura umana, sappiamo di poter vivere attraverso di lui con la fede. Sappiamo che, se ci dedichiamo al Signore, egli ci può aiutare a vincere il peccato, e possiamo essere vittoriosi tramite Gesù Cristo. Possiamo vincere il peccato ma solo accettando il fatto che siamo tutti peccatori e che siamo stati salvati dalla grazia di Dio. Egli ci ha dato il dono della salvezza. Dobbiamo solo permettere a Dio di lavorare in noi tutti i giorni. «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (2 Corinzi 5:17).

Rispondi

  1. Mi sto abbandonando ogni giorno e permettendo a Dio di vivere in me?
  2. Come posso testimoniare dell’amore di Dio per me e non vergognarmi del vangelo?

Giovedì 19 ottobre

OPINIONE

Chi ne sa di più?

di Shari A. Loveday, Bowie, Maryland, U.S.A.

Romani 2:1–3, 17–24; 3:9–22

Una delle mie migliori amiche all’epoca era cattolica. Era molto buona e gentile. Non diceva parolacce come noi eravamo soliti fare, e ricordo distintamente di aver pensato: Se noi siamo il popolo del «Libro» e lei è cattolica (e noi spesso approfittiamo per sottolineare che la chiesa cattolica è quella che nella storia ha spesso impedito la lettura individuale del «Libro», che ha spinto a credere che ci si poteva e doveva comprare un ingresso al cielo attraverso penitenze e offerte), come mai è più cristiana di me?

La verità era che noi e lei eravamo uguali, tranne che per la relazione che avevamo con Cristo. La sua relazione era più forte, perché lei trascorreva più tempo con lui. La sua fede in Dio, non la sua religione, la distinguevano da noi in una luce migliore.

Quindi chi ne sa di più? Musulmani, ebrei, cristiani, induisti? La verità è questa: la stessa condizione umana che mi pervade, pervade te. I cristiani sbagliano, e sbagliano anche i musulmani. Le persone sembrano pensare che Gesù abbia reso paritaria la condizione tra gli ebrei e tutti gli altri con la croce, ma è sempre stata paritaria. Prima della caduta, tutti, e con tutti intendo Adamo ed Eva, erano perfetti. Dopo la caduta, tutti sono venuti al mondo nel peccato. Dopo la morte di Gesù e la sua risurrezione, abbiamo tutti l’opportunità di essere salvati. Come esseri umani, siamo sempre stati nella stessa situazione. Perfetti. Peccatori. Salvati.

Quindi chi ne sa di più? Dio. Dio ne sa di più perché egli è l’esecutore del cambiamento che opera in tutti noi per portare la nostra salvezza. La religione non ce la fa. La posizione socioeconomica non ce la fa. Essere popolari o di talento non è sufficiente. Ottenere diverse lauree neppure. Essere buoni non basta.

Solo la nostra fede in Gesù Cristo ci salva e ci offre l’opportunità di passare l’eternità con lui. La fede ha sempre fatto la differenza nell’esperienza umana.

Rispondi

  1. Gli ebrei e i gentili cosa avevano in comune al tempo di Paolo? È cambiato oggi? I musulmani e i cristiani hanno ancora le stesse cose in comune che avevano gli ebrei e i gentili?
  2. Scrivi di una volta in cui conoscevi qualcuno di religione diversa che ha vissuto i principi cristiani meglio di te.

Venerdì 20 ottobre

ESPLORAZIONE

Speranza per la nostra natura umana

di Michelle Solheiro, Edmonton, Alberta, Canada

Luca 18:13; Romani 2:4; 3:10–18, 23

CONCLUSIONE

Spesso, la nostra supplica è, «O Dio, abbi pietà di me, peccatore!» (Luca 18:13). La verità è che siamo in una condizione di caduta, spesso tendiamo al peccato, ma il libro di Romani ci mostra che c’è speranza. La buona notizia è che abbiamo un salvatore che ci offre perdono e grazia, anche se da soli non possiamo fare niente per meritarlo. Lodiamo Dio per avere un Padre così buono, che ci ama e, nonostante la nostra condizione umana, cerca di redimerci alla nostra relazione originaria con lui.

PROVA A

  • Scrivere una preghiera a Dio sul tuo desiderio di rinnovamento e di una giusta relazione con lui.
  • Fare un collage che rappresenta la condizione umana prima di venire a contatto con Gesù e un collage di paragone che mostra le qualità di un credente nato di nuovo.
  • Scrivere sulla sezione note del tuo telefonino una lista di preghiera di cinque persone per cui vuoi pregare settimanalmente, che vivano la speranza di Cristo.
  • Osservare, durante una passeggiata, come la natura è stata toccata dalla caduta dell’uomo; leggi in Apocalisse 21 della speranza di un nuovo cielo e di una nuova terra.
  • Intervistare qualcuno che sia disposto a condividere com’era la sua vita prima di Cristo e come è stata trasformata dopo averlo conosciuto e accolto.

CONSULTA

Luca 18:9–14, 35–43

Ellen G. White, Le parabole, pp. 113-117; La Speranza dell’uomo, cap. 27

Philip Yancey, What’s So Amazing About Grace?

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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