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SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2019 – 07

Lezione 7

10 – 16 agosto

Gesù e i bisognosi

«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per guarire quelli che hanno il cuore spezzato, per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l’anno accettevole del Signore».

Luca 4:18-19

Sabato

INTRODUZIONE

Seguire i passi di Gesù nell’aiutare chi ne ha bisogno

di Michael W. Campbell, Silang, Cavite, Filippine

Luca 4:18, 19

Viviamo in un mondo in cui ci sono ingiustizie enormi. L’uno percento degli individui più ricchi del mondo possiedono il 50,1 percento della ricchezza del mondo[1]. Mentre gli individui più ricchi del pianeta diventano sempre più ricchi, sembra che la povertà di massa aumenti e la possibilità delle persone di trovare le necessità di base per la sopravvivenza, come acqua pulita, cibo e lavoro, diminuisca. Nei cinque anni passati, la nostra famiglia ha servito nelle Filippine. Mi ha colpito vedere grandi baraccopoli con persone in estrema povertà mentre a pochi minuti di distanza potevamo percorrere un’autostrada nuovissima con le ultime Ferrari che ci superavano sfrecciando. La vita non è giusta.

Mentre servivamo come missionari in una parte del mondo in via di sviluppo, a volte eravamo sopraffatti dal grande bisogno che vedevamo attorno a noi. Quando vedi così tanto bisogno, la tentazione è di arrendersi. Non è possibile per una persona salvare tutti! Ed è vero; da solo, non potevo combattere le enormi disuguaglianze del mondo. Questo mi ricorda che il motivo per cui il nostro mondo soffre tanta disuguaglianza è l’estremo egoismo dell’umanità. Fortunatamente abbiamo speranza in Gesù Cristo perché egli non partecipò a un tale sentimento ma prese su di sé la natura umana per diventare uno di noi (Filippesi 2:5–8) per salvarci. Quando nacque e mentre cresceva, come ci mostrerà la lezione di questa settimana, visse in estrema povertà. Gesù sapeva cosa vuol dire essere affamato e soffrire, e in mezzo a così tanta sofferenza, si impegnò comunque ad alleviare le sofferenze degli altri.

Come faceva Gesù a farlo? Qual era il suo segreto? Questa settimana guarderemo un numero di modi diversi in cui i giovani riflettono sull’esempio di Gesù che, una vita alla volta, mostrò agli altri il vero carattere di Dio, un Dio di amore altruista, che alla fine sacrificò la sua vita così che possiamo vivere la riconciliazione e pace con Dio. Non importa quale possa essere la nostra posizione economica in questo mondo, ciò che conta è assicurarci le ricchezze della vita eterna nel regno futuro. Il regno di questo mondo, con tutta la sua presunta ricchezza, non importerà in termini delle vere ricchezze celesti, il frutto dello Spirito, che include amore, gioia e pace, è la vera moneta del cielo. Dopo tutto, le cose che sono quaggiù non avranno più alcuna beltà, come dice il vecchio inno, alla luce della santità di Gesù. Non saremo in grado di prendere le cose fisiche accumulate su questa terra e portarle con noi in cielo. L’esempio di Gesù ci ricorda che sono i nostri caratteri, dimostrati attraverso le nostre azioni quotidiane, incluso come trattiamo i poveri e gli emarginati nella nostra sfera d’influenza, che hanno più importanza nel regno del cielo.

[1]. Robert Frank, «Richest 1% Now Owns Half the World’s Wealth», CNBC, 14 novembre 2017, https://www.cnbc.com/2017/11/14/richest-1-percent-now-own-half-the-worlds-wealth.html.

LOGOS

Domenica

La missione

di Miguel Alejandro Patiño Ramirez e Ismael Patiño Ramirez, Silang, Cavite, Filippine

Isaia 61:1, 2; Luca 1:46–55; Matteo12:15–21; 5:1–15; Filippesi 2:7,8

Cantico di Maria (Luca 1:46–55)

A Maria fu dato un grande compito: sarebbe stata la madre di Gesù. Doveva allevare il salvatore del mondo e insegnargli le cose semplici come mangiare, camminare e parlare. Possiamo solo immaginare come deve essersi sentita Maria. Aveva un dono di Dio che veniva con una responsabilità, e come giovane madre, non aveva un compito semplice. Tuttavia, in Luca 1:46–55, la Bibbia ci dice che Maria lodò Dio. Glorificò il suo nome perché egli l’aveva benedetta e aveva «colmato di beni gli affamati» (v. 53). Il Signore aveva portato gioia al suo intero essere. Maria aveva un dono, una missione, ma quel dono veniva con una responsabilità. Oggi abbiamo quello stesso dono, quella stessa missione, il dono bellissimo di conoscere Gesù. Allo stesso tempo, quel dono viene con la responsabilità di condividerlo con gli altri. Non importa la nostra etnia, il nostro sesso o la nostra situazione economica, la responsabilità di condividere quel dono resta la stessa.

La sua missione (Isaia 61:1, 2)

Gesù venne su questa terra per amore. Venne per salvare, perdonare e servire. Gesù fu mandato per fasciare quelli che avevano il cuore spezzato, per proclamare libertà per gli schiavi e per far uscire i prigionieri dalle celle delle tenebre (Isaia 61:1, 2). La sua missione era di annunciare a tutti che il regno del cielo è vicino (Matteo 10:7, 8). Quando Gesù salva, riscatta tutti gli aspetti della vita di una persona. Anche se eri malato, povero, pieno di peccato o qualsiasi altra condizione, salvarti e cambiarti in una nuova persona erano aspetti ugualmente importanti della sua missione. Faceva tutto questo attraverso l’amore che veniva dal Padre, ed è questo che a volte è difficile da capire.

Com’è possibile che un Dio onnipotente mi ami? Com’è possibile che egli, che ha creato l’universo intero, si interessi a me e se sono salvato o no? Dio mandò suo Figlio sulla terra con una missione. Dio vuole che tu capisca che egli ti ama e farebbe qualsiasi cosa perché tu sia salvato. Dice, «Poi venite, e discutiamo… anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana» (Isaia 1:18). Gesù è venuto per guarirci fisicamente e spiritualmente. È venuto per guarirci e liberarci dalla nostra schiavitù fisica e spirituale. Gesù è venuto per servire.

Gesù guarisce (Matteo 12:15–21)

Essere malati non è solo dura per il paziente, ma anche caro. In molte società, solo chi ha un’assicurazione o molti soldi può permettersi un’assistenza sanitaria adeguata; il resto è lasciato a combattere la malattia da soli. Gesù guariva tutti, senza considerare se fossero importanti e senza considerare se avessero un’assicurazione. Tutto ciò che importava a Gesù era la loro fede: se avevano fede che egli poteva guarirli, l’avrebbe fatto. Era successo questo con il centurione trovato in Matteo 8:5–13.

Il centurione venne a chiedere a Gesù di guarire il suo servo, e quando Gesù chiese se dovesse andare a casa del centurione per guarirlo, il centurione rispose, «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (v. 8). Il centurione aveva fede in Gesù, e fu ricompensato per la sua fede.

Gesù guarì anche un uomo che era nato cieco (Giovanni 9). Le persone credevano che fosse cieco per i peccati dei suoi genitori. Gesù lo guarì e gli chiese se credeva nel Figlio dell’uomo. «Quegli rispose: “Chi è, Signore, perché io creda in lui?” Gesù gli disse: “Tu l’hai già visto; è colui che ti sta parlando”. Egli disse: “Signore, io credo”. E l’adorò» (vv. 36–38). Dio guariva le persone perché credevano che potesse farlo.

La croce di Cristo (Isaia 53:3–6)

Gesù è venuto per aiutare i bisognosi. Isaia 53:3–6 descrive ciò che Gesù prese su di sé per aiutare i bisognosi. Gesù fu detestato e rigettato; prese il nostro dolore e la nostra sofferenza così che non dovessimo farlo noi. «Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti» (v. 5). Come ci possono guarire delle ferite? Come può la salvezza venire dalla sofferenza di qualcun altro?

Il suo sacrificio ci salva perché egli ha vissuto una vita senza peccato. Gesù ci ha mostrato che la salvezza è per tutti quelli che credono e per quelli che accettano la sua croce. Quando Gesù è salito in cielo, ci ha dato una missione: «E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine» (Matteo 24:14). La sua missione era di dire a tutti del regno di suo Padre, e lo fece servendo gli altri. Gesù fu tentato, ferito e crocifisso per l’intera umanità così che tutti potessero essere salvati. È il nostro turno di prendere quella missione e, come Simone di Cirene, portare quella croce per dire agli altri della sua seconda venuta. Discutiamo insieme, facciamoci umili in preparazione per la sua venuta.

Rispondi

  1. Perché a volte limitiamo la cerchia di persone che aiutiamo?
  2. Come possiamo portare avanti la missione di Gesù nella società moderna?

Lunedì

TESTIMONIANZA

Anche Gesù era povero, ma aiutava!

di Karan Kenneth Swansi, Silang, Filippine

Matteo 25:40; 19:21

Gesù era povero? Gesù non era nato in un palazzo; era nato in una stalla! Non fu messo in una bella culla; fu messo in una mangiatoia. Non era vestito con seta fine; fu avvolto in fasce. Da adulto disse, «il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Luca 9:58). Gesù, il proprietario dell’universo, scelse di identificarsi con i poverissimi della società.

In che modo Gesù si relazionava con i poveri e i bisognosi?

Gesù dava da mangiare, guariva e stava in compagnia dei poveri (Matteo 14:13–21; Luca 18:35–43). Paragonava servire i poveri con servire Dio (Matteo 25:31–40). Invitava i poveri e gli altri emarginati dalla società nel regno di Dio (Luca 14:15–24). E predicava la buona notizia ai poveri. La sua missione era di dare la vista ai ciechi, permettere agli infermi di camminare, purificare i lebbrosi, dare l’udito ai sordi, risuscitare i morti e annunciare la buona notizia ai poveri (Matteo 11:4–6).

Noi, allo stesso modo, dovremmo prenderci cura dei poveri per le ragioni seguenti:

Gesù ci giudicherà in base a come trattiamo i poveri. «Cristo mette alla prova coloro che si professano suoi discepoli, affidando loro la cura dei deboli e dei poveri che hanno bisogno del loro aiuto. Amando e aiutando i sofferenti dimostriamo il nostro amore per lui. Se li trascuriamo siamo falsi discepoli, estranei a Cristo e al suo amore».[1]

I poveri hanno diritto alla nostra compassione. «Il Signore non aiuta le vedove e gli orfani con il miracolo della manna che cade dal cielo, o inviando dei corvi a portare loro da mangiare, ma compie un miracolo nel cuore degli uomini cancellando l’egoismo e suscitando l’amore cristiano. Egli affida ai suoi discepoli – come un tesoro prezioso – gli scoraggiati e coloro che hanno perso i loro cari e hanno diritto alla nostra simpatia».[2]

Incoraggia la temperanza. «Quanto spreco per cose che sono soltanto idoli: assorbono pensieri, tempo e forze che dovremmo usare in modo più saggio. Quanto denaro viene sprecato per abitazioni, mobili costosi, piaceri egoistici, cibi sofisticati e non sani, e per soddisfare desideri inutili. Quanto sprechiamo in regali che non servono a nessuno. Uomini che si professano cristiani investono per cose non necessarie, spesso dannose, molto più di quanto sarebbero disposti a fare per la salvezza degli uomini».[3]

A prescindere da quale possa essere la nostra situazione economica, ogni discepolo di Cristo è chiamato a prendersi cura dei poveri con l’intera forza delle risorse a propria disposizione. Così facendo, professiamo il nostro amore per Dio. Un servizio tale non è un’opzione ma un obbligo. Questo perché tutto ciò che abbiamo già appartiene a Dio, ed egli ci ha comandato di servire!

Rispondi

  1. Perché Gesù Cristo, il Re dei re, è nato in una situazione così umile?
  2. Come possono i poveri avere diritto alla ricchezza che ho guadagnato con fatica?

[1]. Ellen G. White, La via della guarigione, p.159.

[2]. Ibid., p.157.

[3]. Ibid., p.161.

Martedì

EVIDENZA

Unti per raggiungere i poveri

di Miguel Angel Correa Carrion, Silang, Filippine

Luca 4

All’inizio del suo ministero, Gesù andò nella sinagoga e lanciò un messaggio sul suo scopo in questo mondo, che era di predicare e prestare una mano ai bisognosi o gli afflitti nei molti aspetti della vita.

Prese il rotolo del libro di Isaia e lesse: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per guarire quelli che hanno il cuore spezzato, per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi» (Luca 4:18).

Questo brano ha un messaggio importante. L’espressione ha unto nella sua forma ebraica (מָשַׁח֩ mashach) deriva dalla parola messiah (מָשִׁ֫יחַ), che significa «l’unto». Nella tradizione ebraica, profeti e re venivano unti in una cerimonia in cui veniva versato dell’olio sulla loro testa. Quindi l’idea importante qui è che Dio ha chiamato Gesù e ora chiama i suoi seguaci e li unge nello stesso modo in cui venivano unti re e profeti. Questo dà ai cristiani l’autorità e la responsabilità di agire secondo la sua volontà.

Poi il compito indicato significa predicare agli anavim (ענוים), che si riferisce agli «afflitti» o agli «umili», quelli che sono in povertà spirituale e materiale; il cui cuore è oppresso per un senso del loro peccato. Infine, Gesù libera i prigionieri. Il vangelo libera la mente che è prigioniera del peccato; dà sollievo e pace.

Il racconto biblico in Giovanni 9 narra la storia di Gesù che guarisce un uomo cieco fin dalla nascita. Il brano parla anche della «vasca di Siloe». Questa vasca probabilmente era stata costruita nel primo secolo A.C., e le sue rovine sono state scoperte nel 2004. Questa scoperta dimostra la storicità della Bibbia e dei suoi insegnamenti. La parola ebraica shiloah significa «mandato». Era questa la vasca dove Gesù mandò il cieco per essere guarito. Giovanni 9:6, 7 dice che Gesù: «fece un po’ di fango e lo mise sugli occhi del cieco. Poi gli disse: “Va’ a lavarti alla piscina di Siloe”» (TILC). Dopo essersi lavato, il cieco fu in grado di vedere, e quella che prima era una persona afflitta diventò un uomo unto che non solo glorificava Dio ma, senza averlo visto con i propri occhi, testimoniava anche della sua misericordia e del suo amore.

Questo racconto biblico dimostra l’effetto della potenza divina, e condividere questo vangelo è il compito affidato ai cristiani.

Rispondi

  1. Come credente, rifletti sulla tua esperienza con le persone bisognose che hai incontrato nella tua vita.
  2. Puoi pensare a degli esempi nella Bibbia in cui le persone presero l’iniziativa di aiutare gli altri senza aspettarsi qualcosa in cambio?

Mercoledì

COME FARE

La carità inizia a casa

di Ashley Natasha Odhiambo, Silang Cavite, Filippine

Matteo 20:28; 2 Corinzi 5:14; Romani 14:7; 1 Timoteo 1:6

Potremmo essere tentati di mostrare il nostro amore a Dio facendo «grandi cose» per la chiesa o dando grosse somme di denaro in beneficenza. Non è così che Dio vede le cose. Esprimiamo l’amore puro di Cristo mostrando interesse sentito gli uni per gli altri (Matteo 25:35, 40). Se l’amore di Dio motiva le nostre azioni, faremo tutto ciò che è in nostro potere per mostrare il suo amore e, così facendo, proclamare il vangelo usando i nostri doni e talenti per servire gli altri (2 Corinzi 5:14).

Ognuno di noi ha il privilegio di rappresentare il Salvatore prestando servizio agli altri. Pietro dà la descrizione migliore del ministero terreno di Gesù in poche parole: «è andato dappertutto facendo del bene» (Atti 10:38). Parlando dello scopo della sua vita, Gesù disse, «il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti» (Matteo 20:28). Diede l’esempio di una vita che vale la pena vivere. Paolo esorta: «Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso» (Romani 14:7). Ellen White condivide la stessa idea: «Ogni gesto della nostra vita influisce sugli altri in bene o in male».[1] Ognuno di noi ha il privilegio di rappresentare il Salvatore aiutando gli altri. Dobbiamo chiederci: Come posso usare i miei talenti e doni per condividere la luce del vangelo con chi mi circonda? Qual è il segno dello Spirito su di me in questa situazione? Ecco alcuni modi in cui possiamo fare una differenza brillando per Cristo nella vita di chi ci circonda:

Chiedi la guida e la forza di Dio. Quando chiediamo la guida di Dio, abbandoniamo il controllo della nostra vita in modo da non fare niente con le nostre forze o per il nostro guadagno, ma piuttosto, lo facciamo per glorificare Dio e agiamo per alleviare i problemi degli altri.

Sii audace nel condividere i tuoi talenti. Ellen White, riflettendo sulla persona che aveva ricevuto un talento, dice: «I talenti vanno utilizzati, anche se sono pochi. Ciò che conta non è il numero dei doni ricevuti, ma l’uso che se ne fa».[2] Ognuno di noi è stato benedetto con doni e talenti diversi per lo scopo del ministero di Dio (1 Corinzi 12:4, 5).

Abbi una missione. Dobbiamo essere ambiziosi per la gloria di Dio, determinati a superare tutti gli ostacoli e compiere lo scopo della nostra esistenza per glorificare Dio (1 Corinzi 10:31). Gesù aveva la missione di salvare chi era perso, e noi dovremmo portare avanti questa missione nell’aiutare gli altri (Luca 4:16–21; cfr. Isaia 58; Matteo 25).

Sii forte nel Signore. Ci saranno sempre sfide e tentazioni quando cerchiamo di fare buone azioni. Come i Farisei e i Sadducei che percepivano Gesù come una minaccia, alcune persone non supporteranno il nostro ministero. Possono fare azioni orribili di crudeltà e ingiustizia. Dobbiamo essere forti nel Signore. Abbiamo il privilegio di seguire l’esempio di Cristo attraverso ogni sfida e trionfo per lavorare per la salvezza degli altri.

Rispondi

  1. In quali modi pratici possiamo mostrare l’amore per Dio con il nostro ministero verso gli altri?
  2. Quali difficoltà che opprimono chi è nella nostra comunità possiamo alleviare?

[1]. Ellen G. White, I tesori delle testimonianze 1, p. 145.

[2]. Ellen G. White, Le parabole, p. 243.

Giovedì

OPINIONE

Il Dio dei bisognosi

di Ronald Injety, Andhra Pradesh, India

Matteo 21:12–17

Il più grande sermone predicato da Cristo è la vita che ha vissuto. Le sue interazioni con la persona comune illustrano come il Dio del cielo è interessato alla vita e agli affari di ogni persona. I capi religiosi non riuscirono ad accettare Gesù come il Messia promesso perché non incontrava le loro aspettative, di liberarli dalle catene Romane. Gesù non scacciò i Romani ma, invece, aiutava le persone, le guariva e mostrava compassione anche ai poveri e agli oppressi.

Isaia 58:5–7 parla di come il vero digiuno è più che una dimostrazione esteriore, ma viene con il liberare gli oppressi e prendersi cura dei poveri e degli affamati. I capi religiosi amavano digiunare come dimostrazione esteriore. Dalle apparenze, sembravano pii quando si coprivano di sacco e cenere, ma non vedevano che il vero digiuno desiderato da Dio è qualcosa di più. Gli stessi capi religiosi che dovevano essere guardiani per conto dei deboli e i poveri, in realtà li detestavano. I poveri e gli oppressi dovevano badare a se stessi. Questi capi religiosi avevano tradito la fiducia che Dio aveva dato loro.

In Matteo 21:12–17, quando Gesù entrò nel tempio, vide tutto il comprare e il vendere (pensa a tutti gli animali e gli uccelli, e alle grida che riempivano l’ambiente). Gesù era furioso. Vide come la casa di Dio era diventata un mercato, un covo di ladri, dove veniva messo in pratica tradimento e corruzione all’interno di questo posto che doveva essere santo. Il tempio era un simbolo della casa di Dio in Israele, ma come poteva Dio abitare in un posto del genere?

Gesù purificò il tempio. I capi religiosi scapparono impauriti mentre quelli che detestavano, i malati e i poveri, ora si riunivano intorno a Gesù. Perfino i bambini si sedevano ai suoi piedi. Ora i ciechi, gli zoppi, i poveri e i malati trovavano posto nel tempio di Dio. Questo semplice atto di purificare il tempio sembrò spingere le persone di affari e religiose lontano da Cristo, ma Cristo stava dimostrando un principio del suo regno, che tutti hanno diritto al regno di Dio. Un principio chiave del suo regno è che deve essere fatto dello spazio per tutti quelli che sono poveri, malati o bisognosi. Gesù si prende cura e provvede a tutti i suoi figli. Luca 4:18 afferma che Gesù fu unto dallo Spirito per proclamare la buona notizia ai poveri, per proclamare la libertà per i prigionieri, per far recuperare la vista ai ciechi e liberare gli oppressi. Dobbiamo raggiungere i poveri come fece Gesù.

Rispondi

  1. Come può il semplice atto di liberare il tempio avere un effetto sui capi religiosi in contrasto a come trattavano i poveri e gli oppressi?
  2. Cosa possiamo fare per seguire l’esempio di Cristo nel raggiungere i poveri e gli oppressi? Quale gruppo di persone che puoi raggiungere nella tua comunità è trascurato o ha bisogno di aiuto?

Venerdì

ESPLORAZIONE

Lo standard aureo

di Komal Nunfeli Swansi, Silang, Cavite, Filippine

Proverbi 19:17

CONCLUSIONE

Certamente il più grande sermone di Cristo è la vita che ha vissuto. La sua vita era una personificazione di servizio, sacrificio, perdono, guarigione, insegnamento e cure. Questo era vero soprattutto per i poveri, i malati, gli oppressi e i bisognosi intorno a lui. Una vita del genere è lo standard aureo per tutti i cristiani.

In un mondo che discrimina, si approfitta e sottomette gli svantaggiati, il dolce abbraccio di Gesù avvolge gli emarginati. In Luca 4:18 Gesù disse che era stato unto dallo Spirito per proclamare la buona notizia ai poveri, proclamare la libertà per i prigionieri, per far recuperare la vista ai ciechi e liberare gli oppressi. Come Maria Maddalena, l’apostolo Pietro, i ciechi, i sordi, e gli Ebrei che erano benedetti da Gesù, oggi come cristiani abbiamo il compito di condividere il nostro dono di far conoscere Cristo a quelli che sono bisognosi spiritualmente. Questo permetterà anche a chi ci circonda di vivere l’abbraccio di Gesù. Seguiamo i passi di Cristo, il modello di servizio, salvezza e sacrificio.

PROVA A

  • Identificare un’organizzazione di beneficenza o una causa locale vicino a te e trovare un modo per contribuire, come volontario o in qualche altro modo, per servire chi è in difficoltà finanziarie.
  • Inventare un acronimo da ricordare quando incontri una situazione difficile in cui devi aiutare qualcuno. Usa quest’acronimo per fare uno sfondo per il tuo telefono che ti possa aiutare a ricordare di aiutare gli altri.
  • Metterti alla prova nel visitare chi è in prigione, aiutare in un orfanotrofio o prenderti cura di qualcuno che è malato il prossimo sabato pomeriggio. Cerca di farlo ogni settimana per il prossimo mese.
  • Identificare qualcuno nella tua vita che è bisognoso spiritualmente, e passare del tempo con quella persona. Insieme potete pregare e cantare inni cristiani.
  • Mettere insieme un pacco semplice di cibo, libri o altre cose utili e darlo a una famiglia o un amico che potrebbe essere in difficoltà economiche. Le piccole azioni di gentilezza contano più di tutto. Potresti essere una risposta a una preghiera!

CONSULTA

Deuteronomio 15:7, 8; Luca 14:12–14; Atti 20:35.

Ellen G. White, La via della guarigione, p. 156.

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