Skip to content
+39 06 360959 1 sdsministeripersonali@avventisti.it

SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2019 – 04

Lezione 4

20 – 26 luglio

Misericordia e giustizia in Salmi e Proverbi

«Difendete la causa del debole e dell’orfano, fate giustizia all’afflitto e al povero! Liberate il misero e il bisognoso, salvatelo dalla mano degli empi!».

Salmi 82:3, 4

Sabato

INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

Un piccolo atto di gentilezza

di Sukeshini Goonatilleke, Melbourne, Australia

Salmi 82:3, 4

«Non penso di poter fare un altro passo», disse Martin scuotendo la testa stanco e facendo segno al suo amico di fermarsi. Si trovavano sul bordo della piazza di san Giorgio a Eisenach, in Germania. Il suo amico annuì. «Mi sento così anch’io, Martin», rispose, «ma non abbiamo mangiato niente oggi».

Martin guardò dall’altra parte della piazza. «Lo so», disse abbattuto. «Ma dopo come ci hanno trattato all’ultima porta, non voglio provarne un’altra».

Era il 1497, e Martin Lutero aveva quattordici anni. Suo padre voleva che ricevesse una buona istruzione, ma non poteva permettersi di dargliela. L’opzione migliore a disposizione di Hans Luther era di mandare suo figlio a una scuola per coristi.

La chiesa gestiva queste scuole e dava agli studenti poveri la possibilità di «guadagnarsi» la retta. Dovevano lavorare alla chiesa parrocchiale locale e cantare di porta in porta per chiedere da mangiare.

La vita era dura per gli studenti coristi. Erano trattati male, denigrati e provocati, e spesso andavano a letto affamati.

Un giorno particolarmente brutto, Martin e un amico stavano mendicando cibo come al solito. Faceva un freddo pungente, ed erano affamati. Mentre andavano avanti lungo la strada, una giovane donna chiamata Ursula li guardava dalla finestra al secondo piano di casa sua.

Li riconobbe dalla sua chiesa e sapeva che erano studenti coristi. Vide come venivano trattati male mentre percorrevano la strada, e il suo cuore fu toccato. Era determinata a dare loro un’esperienza diversa.

Quando raggiunsero la sua porta, la spalancò e li salutò con un sorriso caloroso. Poi, con loro stupore, li invitò a entrare, li fece sedere davanti a un camino caldo, e diede loro un pasto abbondante. Martin Lutero era così sopraffatto dalla sua gentilezza che scoppiò in lacrime.

Ursula presto scoprì che i genitori di Martin erano parenti di suo marito, Conrad Cotta. I Cotta invitarono Martin Lutero a vivere con loro e lo sostennero economicamente per il resto del suo tempo a Eisenach. Visse con loro fino al 1501, quando andò all’università di Erfurt.

Il semplice atto di gentilezza di Ursula Cotta ebbe un impatto profondo nella vita di Martin Lutero. Nella disperazione e l’oppressione che colorava la sua vita quotidiana, quella gentilezza fu un salvagente che non solo sollevò il suo spirito, ma gli diede un’immagine del carattere di Dio che non aveva mai visto prima.[1]

[1]. Storia di Ursula Cotta e Martin Lutero presa da James Anderson, Ladies of The Reformation (Edinburgh, Scotland: Blackie and Son, 1855).

Domenica

EVIDENZA

Samaritani del ventunesimo secolo

di Alec Janli Bofetiado, Glen Allen, Virginia, USA

Luca 10:25–37

Nel 723–722 A.C., molti degli Ebrei in Israele furono esiliati in Assiria. Durante quell’esilio, però, alcuni rimasero indietro e si mescolarono con le persone delle culture pagane che li avevano portati lì. Questo corruppe la religione ebraica, e l’ebraismo e le usanze pagane furono mescolati.[1] Pratiche come l’idolatria, che era respinta da Dio e dai suoi profeti (Esodo 20:4, 5), ora venivano accettate da questo rimanente in Israele. A causa delle loro differenze nella religione e altri eventi che precedettero il tempo di Cristo, gli Ebrei evitavano i Samaritani (Giovanni 4:9).

Con questo contesto storico in mente, Gesù, un Ebreo, che parla della storia del buon Samaritano (Luca 10:25–37), si apprezza con un valore maggiore. Gesù parla di questo Samaritano positivamente, e questo non era un punto di vista comune tra gli Ebrei. Nella storia, due persone, un sacerdote e un Levita, oltrepassarono l’uomo ebreo che giaceva in fin di vita sulla strada. Un uomo religioso e uno della stessa etnia lo scansarono! Anche se tecnicamente erano nemici, fu il Samaritano che si fermò e si prese cura dell’uomo, facendo tutto il possibile per assicurarsi che fosse accudito. Similmente, Gesù ci chiede di fare la stessa cosa nel nostro contesto.

La storia del buon Samaritano ci insegna, «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Marco 12:31). Se puoi amare il tuo nemico, quanto sarà più facile amare i tuoi amici? Con il mondo che diventa più frantumato, diventando più simile ai giorni prima del diluvio, sorgeranno desideri più egoisti, e il benessere delle persone sarà sempre più ignorato. L’attenzione generale sarà su se stessi.

È nostra responsabilità sviluppare un’immunità a queste tendenze del mondo e prenderci cura dei bisognosi intorno a noi. Dobbiamo concentrarci non solo sui bisogni fisici ma anche su quelli spirituali. La misericordia di Dio verso di noi dovrebbe trasformarci; egli promette di soddisfare i nostri bisogni (Filippesi 4:19). Pensa che il Re dell’universo ci sostiene; che grande gioia! Questa misericordia di Dio non dovrebbe spingerci a mostrare la stessa misericordia agli altri? Come Dio soddisfa i nostri bisogni, non dovremmo cercare di aiutare a soddisfare i bisogni degli altri?

Rispondi

  1. È possibile amare Dio ma allo stesso tempo trascurare tutti quelli che ci circondano?
  2. Attraverso le azioni, come possiamo mostrarci al mondo come cristiani?

[1]. Francis D. Nichol, ed., The Seventh-day Adventist Bible Commentary, vol. 5 (Washington, DC: Review and Herald, 1953), pp. 45, 46.

Lunedì

LOGOS

Un rifugio per l’oppresso

di Herman Tambo, Nairobi, Kenya

Salmi 82; 101; 146

Salmi: canto di speranza per gli oppressi (Salmi 9:7–9, 13–20)

Il libro dei Salmi è una lettura piacevole non solo per la sua ricchezza di temi, che coprono molti aspetti dell’adorazione, ma anche per i numerosi messaggi di conforto. Una domanda legittima sulla vita che fanno sia credenti sia non credenti ha a che fare con la giustizia di Dio: «Fino a quando, o Dio, ci oltraggerà l’avversario? Il nemico disprezzerà il tuo nome per sempre?» (Salmi 74:10). È una domanda eloquente, e l’apparente silenzio di Dio non rappresenta indifferenza. Tutte le difficoltà nel dare un senso a perché alcuni prosperino a spese degli altri avrà una risposta al giudizio, dove ognuno sarà ricompensato «secondo le sue opere» (Apocalisse 22:12). Questo non significa che Dio attualmente non agisca a favore del suo popolo (Salmi 9:9). Attraverso il servizio di esseri umani volenterosi, Dio veste i nudi, dà da mangiare agli affamati e visita chi è rinchiuso in prigione (Matteo 25:40).

«Fai qualcosa, Dio» (Salmo 82)

Ogni volta che abbiamo un assaggio senza precedenti dell’amarezza della vita, solleviamo le nostra grida per la giustizia di Dio. La consapevolezza della disuguaglianza lampante tra i ricchi e i poveri e come i primi sfruttano quel vantaggio a spese dei secondi sono munizioni con cui gli scettici screditano l’acclamata giustizia e amore di Dio. La Scrittura afferma che egli si preoccupa profondamente di noi, tenendo perfino il conto dei capelli sulla nostra testa (Matteo 10:30). Potrebbe non esprimere immediatamente un giudizio sui malvagi, ma non resta in silenzio per sempre. La sua promessa non può essere una notizia migliore: «”Per l’oppressione dei miseri, per il grido d’angoscia dei bisognosi, ora mi ergerò”, dice il Signore, “e darò la salvezza a chi la brama”». (Salmi 12:5).

Le promesse di un Re (Salmo 101)

Mentre le difficoltà non danno a nessuno il diritto alle benedizioni di Dio, di colui che «fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Matteo 5:45), ci fanno capire più intimamente il nostro bisogno di Dio. Quelli che hanno vissuto il peggio che la vita presente può offrire hanno più ragioni per aspettare con fede la prossima. Dio promette loro la vita che non hanno mai vissuto se solo restano fedeli. Le persone superbe e indipendenti non avranno bisogno del «premio nei cieli» (Matteo 5:12) quando hanno avuto i loro premi ora calpestando i deboli e gli indifesi.

Camminare con il Signore (Salmo 146)

È un segno di fede eccezionale quando possiamo lodare Dio in preda all’afflizione. Quando le tenebre sembrano velare il suo volto, possiamo riposare sulla sua grazia immutabile. Davide parla di camminare nella valle dell’ombra della morte senza paura. Sa com’è vivere con il cuore in bocca, dato quanto Saul lo voleva morto. Questo tipo di fiducia nella potenza di Dio non sminuisce la realtà delle difficoltà, ma dà speranza di vincere «in virtù di colui che ci ha amati» (Romani 8:37). Questa è l’opera a cui siamo stati chiamati come cristiani (Michea 6:8).

Quando condividiamo Gesù, condividiamo la speranza e la fede che vengono conoscendolo. Il poco che abbiamo da offrire per alleviare la sofferenza temporale non è niente paragonato alla vita abbondante che viene dalla conoscenza di Dio (Giovanni 10:10). Questa gioia sorride attraverso la tristezza e desidera ardentemente la rivelazione del Re dei re.

Proverbi: misericordia per i bisognosi (Proverbi 10:4; 13:23, 25; 14:31; 15:15, 16; 19:15, 17; 22:2, 22, 23; 30:7–9)

I Proverbi sono noti per essere concisi ma intensi. Non si può evitare di notare la relazione stretta tra la ricchezza e il carattere che illustrano. C’è qualcosa di rivelatore in come ci comportiamo con il denaro e il potere a seconda di dove ci troviamo per quanto riguarda la legge di Dio. È perfino meglio avere poco con carattere che un’abbondanza senza (Proverbi 15:16).

Questa relazione probabilmente ha qualcosa a che fare con la legge dell’amore. Al centro dell’amore c’è la generosità; la disponibilità a dare la nostra vita, se è quello che serve, per il bene di qualcun altro (Giovanni 15:13). Forse la ricchezza è una maledizione quando l’unico scopo che può servire è gratificare i nostri desideri. Gesù ha detto chiaramente che ci saranno sempre persone povere (Matteo 26:11). Questa è forse una maledizione arbitraria di Dio, tenere alcune persone in povertà? Questo farebbe di Dio un sovrano cattivo e ingiusto. Ma dobbiamo ricordare che c’è anche un «principe di questo mondo» che detiene una quantità di controllo considerevole (Giovanni 12:31).

La povertà non è l’unico problema che colpisce l’umanità oggi; malattia, morte, guerra e fame, tra altri problemi, sono altrettanto distruttivi per la pace mentale. Dobbiamo riconoscere queste come aperture per presentare le persone al Salvatore. Dopo tutto, più che solo venire a morire, Gesù è venuto per dare «un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto» (Isaia 61:3).

Non possiamo farlo se siamo egoisti e viviamo solo per gli eccessi e la gratificazione indulgente. La nostra opera è adatta a noi.

Rispondi

  1. A Dio interessa la sofferenza e il dolore? Se sì, perché non sta facendo niente per fermarli?
  2. I cristiani possono essere poveri se Dio agisce a riguardo?
  3. Cos’è più importante? Mitigare la sofferenza umana o presentare il vangelo? Come possono i nostri sforzi umanitari essere diversi da quello che fanno le organizzazioni secolari?

Martedì

TESTIMONIANZA

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

di Wendy Reyes, Falls Church, Virginia, USA

Matteo 10:8

«Coloro che, nella misura del possibile, si impegnano per fare del bene agli altri, dimostrano un vero interesse nei loro confronti; non solo alleviano le sofferenze della vita portando i loro pesi, ma contribuiscono anche a sostenere la loro salute fisica e morale. Fare del bene costituisce un beneficio sia per chi lo fa sia per chi lo riceve. Se rinunciate ai vostri interessi in favore degli altri riportate una vittoria sulle vostre debolezze. La soddisfazione che proverete nel fare il bene vi aiuterà notevolmente a ristabilire l’equilibrio della vostra immaginazione».[1]

«Cari giovani, ricordatevi che non occorre necessariamente diventare pastori consacrati per servire il Signore. Ci sono tanti modi per lavorare al servizio del Cristo. Forse non sarete mai consacrati per una missione specifica, ma Dio può rendervi ugualmente utili nella sua opera. Grazie a voi egli può salvare degli uomini. Se, dopo esservi formati alla scuola del Cristo, rimarrete umili, egli vi suggerirà le parole che dovrete dire».[2]

«Solo con i metodi di Gesù possiamo avvicinare le persone con successo. Il Salvatore si rivolgeva agli uomini dimostrando loro che desiderava il loro bene. Manifestava simpatia, li aiutava nelle loro necessità, otteneva la loro fiducia e poi li invitava a seguirlo.

È necessario avvicinare la gente svolgendo un’opera personale. Se si impegnasse meno tempo a pronunciare sermoni e più a visitare le famiglie si avrebbero maggiori risultati. Si devono aiutare i poveri, soccorrere i malati, consolare coloro che sono scoraggiati e in lutto, istruire gli ignoranti, consigliare gli sprovveduti. Dobbiamo piangere con chi piange e rallegrarci con chi si rallegra. Quest’opera, sostenuta dalla forza della persuasione, della preghiera e dell’amore divino, darà i suoi frutti».[3]

Rispondi

  1. Sapendo che il metodo di Cristo (servire prima di chiamare) è il modo migliore per avvicinarsi agli altri, quali «piccoli» atti puoi iniziare a praticare al servizio degli altri?
  2. «I fatti contano più delle parole». In che modo Gesù serviva gli altri in modo tale che fossero disposti a lasciare tutto alle spalle per seguirlo?

[1]. Ellen G. White, Messaggi ai giovani, p. 143.

[2]. Ibid., p.154.

[3]. Ellen G. White, La via della guarigione, pp. 105.

Mercoledì

COME FARE

Essere giusti e misericordiosi

di Clara Kolinek, Richmond, Virginia, USA

Salmi 82:3, 4

Dio è il giudice massimo nell’universo. È colui che dovremmo cercare di emulare in giustizia e misericordia. Nella Bibbia, egli delinea alcune linee guida fondamentali per aiutarci a essere più simili a lui.

Dio ci dice che, per essere equi e misericordiosi, prima dobbiamo essere giusti. Ma non possiamo essere giusti da soli. Perfino i dieci comandamenti sono troppo difficili da seguire per conto nostro. Solo tramite la grazia di Gesù possiamo ubbidire e seguire la volontà di Dio per noi. Questo significa che dobbiamo comunicare con Dio quotidianamente attraverso la preghiera e meditando sulla sua Parola per essere in grado di discernere la sua volontà e trovare in lui la forza per ubbidire.

Giustizia e misericordia non sono concetti semplici da afferrare per gli esseri umani A causa della nostra natura peccaminosa, desideriamo cercare vendetta e «farla pagare» a quelli che ci hanno fatto un torto. Tuttavia, Dio ci dice che dovremmo fare il bene a quelli che ci hanno maltrattato (Luca 6:27, 28). Egli ci sfida a essere superiori alla nostra natura peccaminosa e cercare di imitare il suo carattere. Dovremmo perdonare gli altri e non lasciare che gli eventi passati offuschino le nostre azioni quando interagiamo con quelli che ci hanno fatto un torto. Dovremmo invece essere cortesi e rispettosi, mantenere una mente aperta e un atteggiamento ottimista sul dare seconde possibilità. Gesù ci dice che dovremmo perdonare «settanta volte sette» volte. Questa istruzione significa perdonare più volte di quanto possiamo contare, dovremmo perdonare gli altri innumerevoli volte (Matteo 18:21, 22).

Dio ci dice anche di aiutare quelli che sono meno fortunati. Ci chiede di avere misericordia per quelli che sono poveri, di dare loro, ma di non prendere da loro e di non opprimerli (Proverbi 14:31; 19:17; 22:22). Questo significa che dovremmo fare del nostro meglio per aiutare le persone bisognose, per esempio aiutando nella distribuzione di alimenti, dando a una persona senzatetto degli spiccioli o donando articoli come vestiti o spazzolini da denti a un rifugio. Anche se potremmo non vedere sempre il pieno impatto che possiamo avere sugli altri, dovremmo servirli comunque perché amiamo Gesù e desideriamo assomigliare di più a lui.

Siamo chiamati ad aiutare chi è bisognoso, agire giustamente e misericordiosamente e imitare il carattere amorevole di Dio dando la nostra vita a Gesù. Dobbiamo darci al 100 percento a Dio e lasciare che egli agisca attraverso di noi per aiutare a guidare gli altri più vicini a lui. Se seguiamo le linee guida presenti nella Bibbia, possiamo brillare con il carattere di Dio e portare gli altri più vicino a lui, mostrare loro che il nostro Dio è un Dio giusto e misericordioso.

Rispondi

  1. Perché, secondo te, Dio ci chiede di aiutare gli altri essendo giusti e misericordiosi con loro, e come possiamo farlo se loro sono scortesi con noi?
  2. In che modo il nostro essere giusti e misericordiosi con gli altri si collega con il fatto che Dio è giusto e misericordioso con noi?

Giovedì

OPINIONE

Elemosina per le. . . persone responsabili

di Brody Wiedemann, Richmond, Virginia, USA

Deuteronomio 15:7–11

Se dai un euro a un senzatetto, l’hai aiutato?

Sospetto/mi aspetto che per la maggior parte di noi, la risposta semplice a questa domanda sia «sì», o almeno un «certo» comprensivo (detto con un’alzata di spalle).

E se il senzatetto spendesse l’euro per droghe o alcol? L’hai aiutato comunque?

Non affermo di essere un esperto in etica o filosofia, ma ho letto ed esplorato deontologia contro consequenzialismo. La deontologia «usa le regole per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato»,[1] e questo significa che il mondo e le scelte sono bianche o nere. Il consequenzialismo determina, come suggerisce il nome, «se qualcosa è giusto o no da quali sono le sue conseguenze».[2] (Ti incoraggio a cercare su Google il «problema del carrello ferroviario» più tardi). Non cercherò di convincerti che Dio sia in un modo o nell’altro. Tuttavia, penso che sia piuttosto nero su bianco che Dio ci chiami ad aiutare, e non penso che ci giudicherà basandosi sulle conseguenze dei nostri tentativi di aiuto. Cosa più importante, egli conosce il modo migliore per aiutare.

Sì, la persona senzatetto potrebbe spendere quell’euro per qualcosa con cui potresti non essere d’accordo, ma non sai se lo farà o no. Dovremmo forse evitare di aiutarlo a causa di uno stereotipo o di una possibilità? Penso che la risposta diventi chiara se guardiamo gli esempi di volte in cui Gesù aiutò gli altri. Si fermava forse a pensare al giorno della settimana, l’etnia della persona, la gravità della situazione (la presenza di un demonio o la fine del vino), o al passato della persona? Aiutava e basta.

Non sappiamo cosa sia successo a tutti dopo il loro miracolo, e tecnicamente è possibile che il paralitico di Matteo 9 sia andato a casa e abbia detto cose brutte a sua madre! Dubito fortemente, ma quello che sto cercando di dire è che credo che Gesù abbia aiutato perché aiutare è una cosa buona, ed è la cosa giusta da fare. Gesù aiutava, e aiutando gli altri, portava le persone al Padre.

Noi, come cristiani, possiamo impantanarci così tanto nei dettagli che penso finiamo per sottovalutare la potenza di Dio. In una situazione in cui non siamo sicuri di cosa fare, possiamo chiedergli sapienza. Inoltre, dovremmo semplicemente essere esempi di Cristo per quelli che stiamo aiutando e guidarli al Padre.

Rispondi

  1. La paura delle conseguenze ti ha mai impedito di aiutare?
  2. Con il mondo che diventa un posto sempre più complicato, che aspetto ha l’aiuto?

[1]. «Deontology», Ethics Unwrapped, http://ethicsunwrapped.utexas.edu/glossary/deontology.

[2]. «Consequentialism», Ethics Unwrapped, http://ethicsunwrapped.utexas.edu/glossary/consequentialism.

Venerdì

ESPLORAZIONE

Uno di questi miei minimi fratelli

di Keith Barrow, Clinton, Maryland, USA

Salmi 82:3, 4; Matteo 25:45

CONCLUSIONE

Paolo ci dice di essere imitatori di Cristo (Efesini 5:1, 2). Mentre Gesù era sulla terra, passò molto tempo aiutando quelli che erano considerati emarginati della società. Se professiamo di essere seguaci di Dio, lavoreremo per soddisfare i bisogni degli altri. Dobbiamo essere un rifugio per i poveri e perseguire la giustizia per gli afflitti. Nel nostro ministero verso i meno fortunati, dovremmo anche indirizzarli verso il Salvatore e la vita eterna. Quando assistiamo quelli che sono i minimi fra di noi, lo stiamo facendo a Cristo!

PROVA A

  • Cercare nelle Scritture storie di qualcuno che aiutò i bisognosi. Considera raccontare una delle storie che hai trovato a un piccolo gruppo o per una storia dei bambini in chiesa.
  • Ascoltare la canzone «Not Too Far From Here» di Hilary Weeks, che parla di come le persone intorno a te stanno soffrendo e hanno bisogno del tuo aiuto.
  • Scrivere i nomi delle persone che conosci personalmente che sono malate, povere, depresse o che hanno bisogno di aiuto. Prega per queste persone e chiedi a Dio di mostrarti come puoi fare una differenza nella loro vita.
  • Offrirti volontario a una distribuzione di alimenti, un rifugio per senzatetto, una casa di riposo o un ospedale per alcune ore.
  • Cercare opportunità per dare una mano a qualcuno che ha bisogno di aiuto durante il giorno.
  • Partecipare a un viaggio missionario con la tua chiesa locale o un’organizzazione cristiana. Questo è un modo eccellente per aiutare chi è meno fortunato.

CONSULTA

– Salmi 9:9,17,18; 82:3–5; Michea 6:8; Matteo 25:45; Efesini 5:1, 2; Isaia 58:6–10; Giacomo 1:27.

– Ellen G. White, A Call To Stand Apart, cap. 15, «Social Justice».

Torna su