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SdS CQ (College Quarterly) Primo Trimestre 2018 – 05

Lezione 05

27 gannaio – 2 febbraio 2018

Amministratori dopo l’Eden

«Ma, come siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il vangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori» (1 Tessalonicesi 2:4)

Sabato 27 gennaio

INTRODUZIONE

I tuoi soldi o te stesso

di Tim Lale, Silver Spring, Maryland, U.S.A.

2 Corinzi 5:10

Cosa ti porterebbe più felicità: più denaro o più tempo? Uno studio recente ha posto questa domanda a circa 4.400 persone di diverse età, reddito e occupazione. All’incirca il 65% delle persone ha risposto, «Più denaro».

I due professori che hanno creato il sondaggio poi hanno studiato i livelli di felicità e di soddisfazione della vita dell’intero gruppo di 4.400 partecipanti. Indovina quale gruppo si è rivelato essere molto più felice dell’altro? Le persone che hanno scelto più tempo erano, in media, più felici delle persone che avevano scelto più denaro.[1]

Forse più denaro si rivela essere la scelta sbagliata, ma spesso è la scelta con cui siamo più tentati.

Quando qualcuno inizia a parlare di amministrazione, alcuni di noi sembrano pensare che significhi «le persone di chiesa chiedono soldi». Quindi, se il nostro desiderio di base è di avere più denaro, forse non siamo così felici quando qualcuno arriva e ci chiede di darlo via. Ma l’amministrazione non riguarda il denaro. In questo trimestre stiamo imparando che l’amministrazione è il concetto più grande della nostra responsabilità dataci da Dio nella vita. Come esseri umani, siamo automaticamente gli amministratori di quello che ci arriva nella vita — tempo, abilità, ricchezza, opportunità, averi, perfino il vangelo. Questa settimana studiamo quali sono le nostre responsabilità particolari, per quanto riguarda quelle risorse, nel mondo peccaminoso di oggi.

Quando incontriamo Dio per la prima volta e riceviamo la salvezza attraverso Gesù, sentiamo una grande emozione. Siamo entrati nella vita eterna. Dio ci ha accolti nella sua famiglia. Ci ama più di quanto possiamo immaginare. Poi alcuni presupposti della vita potrebbero scontrarsi con i messaggi che Dio ci dà nella Bibbia. I nostri vecchi valori e presupposti non concordano con la prospettiva di Dio.

Com’è il tuo senso di chi sei nel mondo? Cosa possiedi? Cosa vuoi? Dovresti prenderti cura di qualcosa? Amministrare le tue opportunità? Cosa ti guida nelle tue decisioni e azioni?

Ecco qualcosa che non è cambiato dopo il peccato: Dio possiede ancora tutto. È tutta roba sua, e noi siamo il suo popolo. Una delle conseguenze del peccato è che Satana convince le persone che sono loro a possedere la roba e possono e dovrebbero ottenerne di più, a discapito degli altri. E i cristiani? E tu? Esploriamo.

[1] Hal E. Hershfield e Cassie Mogilner Holmes, «What Should You Choose: Time or Money?» New York Times, visitato il 17 ottobre 2016, http://www.nytimes.com/2016/09/11/opinion/sunday/what-should-you-choose-time-or-money.html?utm_source=pocket&utm_medium=email&utm_campaign=pockethits&_r=0.

Domenica 28 gennaio

LOGOS

Amministratori come guardiani

di Andrea Jakobsons, Spencerville, Maryland, U.S.A.

Neemia 5; Luca 12:35–48; 1 Corinzi 4:1, 2

Responsabilità dell’amministratore

Anche se la maggior parte di noi pensa agli amministratori come a servi che si prendono cura di una casa, il termine «amministratore» viene usato ampiamente nella Bibbia. Gli amministratori possono essere capi, servi, o guardiani di conoscenza. Supervisionano persone, cose, beni o informazioni. Guarderemo ai diversi aspetti delle responsabilità dell’amministratore come se ne parla nella Bibbia.

Amministratori nell’Antico Testamento (Genesi 43:19; Neemia 5; 1 Re 16:9; Isaia 22:14–18)

La maggior parte degli amministratori nell’Antico Testamento vengono semplicemente menzionati senza molte altre informazioni (Genesi 43:19; 44:1, 4; 1 Re 16:9; Isaia 22:14–18). Ma abbiamo diverse storie di capi che capivano di essere amministratori del popolo anche se non erano nominati come amministratori di una casa (Mosè, Davide, e così via).

La storia di Neemia dimostra questo fatto. Era il governatore di Giuda dopo che una terza ondata di esiliati tornarono con lui a Gerusalemme da Babilonia. Era un amministratore di re Artaserse, che l’aveva nominato a servire come governatore nella terra d’Israele. Neemia prese seriamente il suo ruolo di amministratore del popolo e della terra. Quando il popolo veniva da lui lamentandosi contro l’oppressione che era in corso, lui non lo sminuiva come una normale situazione dei poveri. Non aveva paura di affrontare la situazione con i capi e le persone ricche della terra; molto chiaramente esponeva le loro mancanze nell’amministrazione e interesse per i meno fortunati.

Neemia sottolineava la «fratellanza» (5:8) e, come amministratore del popolo, dava a loro invece di raccogliere anche ciò che avrebbe potuto acquisire legittimamente come compenso per il lavoro (5:14-18). Chiaramente, Neemia teneva più al popolo che alla sua posizione.

Amministratori nel Nuovo Testamento (Luca 12:35–48; 16:1–15; 1 Corinzi 4:2; Tito 1:7)

Questi passaggi del Nuovo Testamento sottolineano la fedeltà a Dio nelle nostre attività quotidiane. Come amministratori del tempo, denaro, risorse e dei beni degli altri, ci viene data una grande responsabilità. È sorprendente che Dio si fidi di noi così tanto quando la maggioranza dell’umanità maltratta ciò che egli ci ha affidato.

Ma questi passaggi ci ricordano che alla fine, saremo considerati responsabili per la nostra gestione buona o cattiva della sua proprietà. Egli dice, «A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà» (Luca 12:48). È anche una verità che fa riflettere, che «Chi è fedele nelle cose minime è fedele anche nelle grandi, e chi è ingiusto nelle cose minime è ingiusto anche nelle grandi» (Luca 16:10). Alcuni di noi stanno aspettando quel grande compito da Dio e spingendo da parte i compiti quotidiani come poco importanti e quindi non degni della loro attenzione, senza renderci conto che quei «piccoli» compiti indicano se Dio possa affidarcene di più.

Amministratori dei misteri di Dio (Deuteronomio 29:29; 1 Corinzi 4:1, 2; Colossesi 2:2, 3; 1 Timoteo 3:9, 16)

Anche se siamo chiamati a essere amministratori delle persone come anche delle «cose», il Signore precisa anche che dobbiamo anche essere responsabili dei «misteri di Dio». In altre parole, siamo responsabili di quello che insegniamo. I versetti sopra definiscono il mistero di Dio come il messaggio su Gesù Cristo. Quindi, il messaggio di Gesù deve essere proclamato da noi e allo stesso tempo dobbiamo prestare attenzione a come condividiamo il «mistero». È attraente e bello? O ci siamo così abituati a sentire della morte di Gesù sulla croce che abbiamo smesso di parlarne?

Amministratori di verità spirituali (1 Timoteo 4:6–11, 13-16; 1 Pietro 4:10)

Paolo scrisse a Timoteo a proposito del seguire la «dottrina» (1 Timoteo 4:6, 13). In qualche modo, molti avventisti hanno paura della parola «dottrina» perché credono che contraddica il messaggio di Gesù. Invece, «dottrina» significa semplicemente gli insegnamenti della Scrittura. Come possono gli insegnamenti della Scrittura contraddire quello che sappiamo di Gesù? Quando Paolo esorta Timoteo a prestare attenzione alla dottrina, gli sta dicendo di assicurarsi di insegnare alle persone quello che dice la Bibbia, non «favole profane e da vecchie» (4:7). La comprensione delle dottrine aggiunge bellezza al carattere di Dio per come è rivelato in ogni parte delle Scritture. Per esempio, studiare la dottrina del santuario dimostra l’amore di Dio più profondamente, vedendo come Dio ha dato sé stesso per essere l’Agnello sacrificale. La verità spirituale e la verità dottrinale sono la stessa cosa e la nostra spiritualità deve basarsi sulla comprensione corretta di chi è Dio, piuttosto che su qualche idea astratta.

La nostra responsabilità come amministratori (Michea 6:8; 1 Timoteo 5:21)

Paolo spinge Timoteo a «non fare nulla con parzialità». Paolo non vuole amministrazione mediocre da Timoteo. Timoteo è un amministratore di persone e quindi è incoraggiato a fare il suo lavoro in modo eccellente. Noi abbiamo la stessa responsabilità. Dio ha messo persone e cose nelle nostre mani e nella nostra vita, da «amministrare». La nostra responsabilità come guide e servi di Dio è di prenderci cura delle persone affidate a noi, essere fedeli anche nelle piccole cose, e assicurarci che quando insegniamo o proclamiamo la verità di Dio, intrecciamo saldamente il mistero di Dio (il messaggio di Gesù) con la verità dottrinale. Siamo chiamati a insegnare la verità e ad agire giustamente e amorevolmente verso gli altri, mentre applichiamo anche l’eccellenza in tutto quello che facciamo.

Rispondi

  1. Quali dottrine dimostrano maggiormente la bellezza del carattere di Dio a te personalmente?
  2. Quali compiti quotidiani, che sembrano irrilevanti, devi abbracciare e fare del tuo meglio a svolgere?

Lunedì 29 gennaio

TESTIMONIANZA

Motivi puri, obiettivo nobile

di Inda Prescott, Silver Spring, Maryland, U.S.A.

Luca 12:38

«Quando il Giudizio sarà seduto, e i libri saranno aperti, ci saranno molte rivelazioni sorprendenti. Gli uomini non appariranno come appaiono ora a occhi umani e a giudizi limitati. . . . Motivazioni che sono state nascoste nelle camere oscure del cuore saranno rivelate. Ambizioni astute, obiettivi egoisti, saranno visti dove l’apparenza esteriore diceva solo di un desiderio di onorare Dio e di fare il bene agli uomini. . . . Uomini con motivazioni pure e obiettivi onesti e nobili ora potrebbero essere trascurati, calunniati e detestati; ma allora appariranno nel loro vero carattere, e saranno onorati con il riconoscimento di Dio. Maestri ipocriti e ambiziosi ora potrebbero essere ammirati ed esaltati dagli uomini; ma Dio, che conosce i segreti del cuore, strapperà la copertura ingannevole, e li rivelerà per come sono. Ogni ipocrita sarà smascherato, ogni credente calunniato sarà giustificato, e ogni amministratore fedele di Dio sarà approvato e ricompensato».[1]

«Se i ricchi superano la prova, e vincono i difetti del loro carattere; se come amministratori fedeli di Cristo rendono a Dio le cose che sono sue, sarà detto loro, “Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”, e sicuramente saranno ricompensati».[2]

«Molti che professano di essere seguaci di Cristo, amano così tanto il mondo e le cose che sono nel mondo che il divino è scomparso dai loro caratteri, ed essi sono diventati strumenti di ingiustizia. All’opposto di questi ci sono i poveri onesti e industriosi, che sono pronti ad aiutare chi ha bisogno di aiuto, che preferirebbero soffrire essi stessi di trovarsi in svantaggio da parte dei loro fratelli ricchi che di manifestare uno spirito altrettanto avido; uomini che stimano una coscienza pulita e giusta, anche nelle piccole cose, di più grande valore delle ricchezze. Se c’è un obiettivo caritatevole che richiede mezzi o impegno, essi sono i primi a esserne interessati. Sono così pronti ad aiutare gli altri, così disposti a fare tutto il bene possibile, che non ammassano ricchezze; i loro beni terreni non aumentano».[3]

Rispondi

  1. Quando guardi nel tuo cuore, che motivazioni trovi?
  2. Quando guardi al modo in cui vivi, gli indizi cosa ti dicono che siano le tue vere motivazioni?

[1] Ellen G. White, «The Divine Estimate of Worldly Wisdom», Signs of the Times, 26 maggio, 1887.

[2] Ellen G. White, «Our Lord’s Estimate of Riches», Signs of the Times, 30 giugno, 1887.

[3] Idem

Martedì 30 gennaio

EVIDENZA

L’infedeltà d’Israele rispecchia la nostra disubbidienza

di Seán K. Robinson, Silver Spring, Maryland, U.S.A.

Osea 6:79

Gli Israeliti hanno avuto un mandato da Dio di essere il suo popolo speciale. Le responsabilità del primo patto includevano dimostrare la grazia di Dio ai popoli e ai paesi vicini — un atto di amministrazione. Sfortunatamente, delusero Dio. La loro abitudine era di adottare le pratiche pagane e i peccati dei loro vicini. Non erano disposti a pentirsi. Vicino al punto in cui Dio mise Israele in prigionia a Babilonia per settant’anni, chiese a Osea il profeta di illustrare la natura ripugnante del peccato. Osea doveva sposare Gomer, una prostituta, e il suo libro diventa un riflesso dell’infedeltà di quel matrimonio. Il peccato di Israele rispecchiava il patto spezzato dal peccato di Adamo.

Un avvertimento successivo fu dato a Israele attraverso il profeta Isaia (Isaia 22:14–18). Isaia scrive di Dio che dice che i peccati di Israele non erano stati espiati. Nel versetto 17 Dio ha intenzione di «lanciarli» via. Il peccato di Israele era così ripugnante che Dio avrebbe disperso completamente gli Israeliti. In particolare, Sebna, l’amministratore del palazzo, era in una posizione di responsabilità, ma le sue scelte egoiste non solo erano sgradevoli a Dio, ma illustravano come Dio avrebbe punito i peccati di Israele.

Dopo la creazione del mondo, Adamo ed Eva ricevettero la responsabilità di prendersi cura di tutto quello che Dio aveva creato. Nel tempo, Dio ha sempre avuto il suo popolo eletto che lo rappresenta in questo mondo di peccato. Come cristiani, continuiamo ad avere la responsabilità di rappresentare Dio. Come amministratori, non solo siamo responsabili per gli aspetti materiali di questo mondo, ma anche per condividere le verità spirituali. La Bibbia ci ricorda che dovremmo usare le risorse che Dio ha fornito per aiutare le persone intorno a noi, non solo nelle cose materiali, ma anche in quelle spirituali.

Gli agnostici e gli atei comunemente sostengono che le storie dell’Antico Testamento sono miti. Potrebbe sembrare che il messaggio dato agli Israeliti sia obsoleto, dato che è venuto più di 2.000 anni fa. A volte di cristiani discutono che dovremmo seguire solo i principi del Nuovo Testamento dati da Gesù. Con il nostro mondo che diventa sempre più politeistico, avere familiarità con i principi di Dio in tutta la Bibbia ci può aiutare a rispondere alle domande mentre aiutiamo le persone a vivere la spiritualità di Dio come dovere dell’amministrazione.

Rispondi

  1. Come reagiresti se sentissi un profeta che avverte il tuo popolo?
  2. L’avvertimento ti spingerebbe a pentirti e a guidarti a cambiare le tue priorità?

Mercoledì 31 gennaio

COME FARE

Buoni amministratori oggi

di Ashlee Chism, Silver Spring, Maryland, U.S.A.

Tito 1:7­9

L’essenza dell’amministrazione è rimasta la stessa fin dalla caduta: gli amministratori devono prendersi cura di ciò che è stato affidato loro. La Scrittura è piena di amministratori buoni (Genesi 39:9) e cattivi (1 Re 16:9).

Dio ci ha affidato la cura del mondo materiale e delle verità spirituali che ci ha dato. Dobbiamo compiere le nostre responsabilità collegate a quell’amministrazione fedelmente, in tutte le cose (Luca 16: 10, 13). Paolo scrisse a Tito che un amministratore dovrebbe essere «ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla parola sicura» (Tito 1:8, 9); ma cosa vuol dire essere un buon amministratore nel ventunesimo secolo? Mentre la risposta specifica varia da persona a persona, tutti i buoni amministratori fanno le cose seguenti:

  1. I buoni amministratori custodiscono il loro cuore (Proverbi 4:23). Ci concentriamo sulle cose positive nella vita invece di rimuginare su quelle negative (Filippesi. 4:8). Questo non vuol dire ignorare le cose negative che incontriamo nella nostra vita di tutti i giorni, ma piuttosto che affrontiamo le cose negative in modo sano.
  2. I buoni amministratori restano preparati (Efesini 6:11–17). Lo facciamo spiritualmente comunicando attivamente con Colui che ci ha fatti amministratori, attraverso lo studio quotidiano della Bibbia, la preghiera e la partecipazione regolare in chiesa. Restiamo anche preparati quando, per esempio, teniamo traccia delle nostre finanze o pianifichiamo menù sani.
  3. I buoni amministratori praticano l’autodisciplina e si prendono cura di sé stessi (1 Corinzi 9:24–27). Ci ricordiamo che il nostro corpo è il tempio di Dio (1 Corinzi 3:16). In quanto tale, cerchiamo di fare ciò che è meglio per la nostra salute personale, che si tratti di mangiare in modo sano, astenersi dall’alcol o fare esercizio (o tutti e tre). Inoltre non trascuriamo la nostra salute mentale. I buoni amministratori dovrebbero cercare aiuto quando è necessario, che sia nella forma di un compagno di corsa, un compagno di responsabilità, o un professionista della salute mentale.
  4. I buoni amministratori trattano bene gli altri (1 Pietro 4:10). Gli amministratori devono essere orientati verso gli altri. Mentre ci prendiamo cura di noi stessi, ci sforziamo di pensare prima agli altri. Non sminuiamo gli altri, neanche quando in disaccordo, perché anche loro sono figli di Dio. Manteniamo limiti sani, sì, ma ci sforziamo ad amare gli altri come fa Cristo.

Rispondi

  1. In che modo 2 Corinzi 5:9–11 si collega a quest’idea di amministrazione olistica, dato che essere un buon amministratore non ci salva? Vedi anche Efesini 1:7.
  2. Come restiamo buoni amministratori anche quando la nostra situazione cambia, o peggiora?
  3. Un buon amministratore dovrebbe aspettare ricompense o ringraziamenti per essere un buon amministratore? Perché o perché no?

Giovedì 1 febbraio

OPINIONE

Bevi dal tuo pozzo

di Brianna Lale, Annecy, France

1 Pietro 4:10

L’Union College offre un corso interessante chiamato «Ricchezza e povertà» che esamina i due estremi e possibili soluzioni per ridurre il divario tra di loro. Il corso considera sia una prospettiva cristiana che una secolare, ma ogni parte trae una conclusione simile: molte persone hanno buone intenzioni, ma spesso inconsapevolmente peggiorano le cose. Viene fuori che le persone che fanno passi significativi per ridurre la povertà sono quelle con un’istruzione avanzata e formazione specifica.

Finii questo corso sentendomi colpevole e confusa. Se non ero abbastanza istruita per aiutare a porre fine alla povertà, come potevo essere un’amministratrice per Dio? Dopo essermi scervellata per qualche mese, chiedendomi se avrei dovuto cambiare la mia specializzazione per qualcosa che riguardava la giustizia sociale o almeno trovare più lavoro di volontariato, finii per mettere l’intera questione da parte e dimenticarmene.

Penso che la reazione che ebbi a questo corso rifletta come molte persone comunemente reagiscono alla chiamata all’amministrazione. O ignoriamo i problemi o gettiamo via il nostro denaro e i nostri sforzi verso qualsiasi cosa sembri una causa buona, a prescindere dai risultati. Spesso abbiamo un’idea dell’amministrazione che è irraggiungibile. Troviamo nella Bibbia le ingiunzioni ad aiutare le vedove e gli orfani e prenderci cura della terra e inconsciamente lo interpretiamo a significare che dobbiamo prenderci cura di qualsiasi e ogni problema che si presenti. Non sappiamo dove iniziare, ma sentiamo la pressione di fare qualcosa. Potremmo offrirci volontari per cose in cui non siamo tanto bravi o doniamo a organizzazioni di beneficenza delle quali non conosciamo niente.

Non so dove abbiamo preso questa visione dell’amministrazione, ma non è da Dio. Se leggiamo la nostra Bibbia più attentamente, possiamo vedere che Dio non ci sta davvero chiedendo di affrontare il mondo intero e i suoi problemi. Gesù l’ha già fatto. O piuttosto, ha dato a ognuno di noi un compito specifico da svolgere e doni specifici con cui completare quel lavoro. Il compito di una persona potrebbe essere molto diverso da quello di un’altra, o potrebbe cominciare a uno stadio diverso della sua vita rispetto a un altro. Il punto cruciale è non lasciarsi distrarre dalle responsabilità e compiti che Dio non ci ha dato. In conversazione con Dio, e probabilmente con le persone che ci conoscono bene, possiamo scoprire l’amministrazione che egli intende per noi.

Venerdì 2 febbraio

ESPLORAZIONE

Solo quello che Dio ti ha dato

di Elaine A. Thompson, Edmonton, Alberta, Canada

Colossesi 1

CONCLUSIONE

L’amministrazione non vuol dire affrontare tutto nel mondo. Vuol dire usare i nostri doni, talenti e risorse per essere una benedizione negli ambiti in cui eccelliamo. Come cristiani, siamo chiamati a fare cose senza parzialità e con eccellenza. Quando ci svegliamo ogni mattina, dobbiamo principalmente rispondere a Dio. Ci dedichiamo alla vita, all’amore e alla felicità basandoci sui suoi standard. Quindi, vediamo tutte le cose — ricchezza, istruzione e abilità — come strumenti da essere usati al suo servizio. Le nostre motivazioni sono guidate dal bisogno di aprire la comprensione degli altri per vivere una vita più appagante — una vita incrollabile in Dio.

PROVA A

  • Fare un sondaggio dei tuoi doni e talenti chiedendo ad amici, parenti e compagni la loro opinione di quali sono i tuoi punti di forza.
  • Leggere o guardare autobiografie di cristiani leggendari che hanno usato i loro doni per trasformare vite — George Muller, per esempio.
  • Navigare in internet e trovare progetti nella tua comunità locale ai quali puoi unirti, in cui i tuoi talenti e doni sarebbero estremamente vantaggiosi; partecipa.
  • Comporre un poster/immagine di citazioni motivazionali e appendilo su una parete a casa tua come promemoria dei tuoi compiti come buon amministratore.
  • Creare un blog/vlog o tracciare come hai usato i tuoi talenti e doni per un mese. Condividi in che modo è stato una benedizione per te.
  • Invitare i tuoi amici fuori per una sera di divertimento. Cerca di organizzare giochi che esplorano i doni e i talenti di vario genere. Per esempio, cantare, cucinare, comporre/recitare poesia, coinvolgere in progetti artistici, ecc.

CONSULTA

  • 1 Corinzi 4:1, 2; 1 Timoteo 3:9, 16; 1 Pietro 4:10.
  • Ellen G. White, Counsels on Health, capitolo 119; La famiglia cristiana, capitolo 72.

LEZIONI PER GIOVANI (18-35 ANNI)

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LEZIONI E MANUALI PER ANIMATORI IN ALTRE LINGUE

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