Guida allo studio personale della Bibbia e alla condivisione in gruppo per ragazzi di 18-35 anni.
SdS CQ (College Quarterly) Terzo Trimestre 2017 – 09
Lezione 09
19-25 agosto
«Siate come sono io, fratelli, ve ne prego, perché anch’io sono come voi» (Galati 4:12)
Sabato 19 agosto
INTRODUZIONE
A volte deve solo essere detta la verità
di Tracii Maixia Vang, St. Paul, Minnesota, U.S.A.
2 Corinzi 5:20; Giovanni 3:19; Galati 4:12
Essendo nata e cresciuta in una famiglia che praticava la stregoneria, tutti gli anni verso capodanno, andavo in una fattoria con i miei genitori a comprare animali vivi per macellarli, sacrificandoli ad antenati morti e al diavolo. Nel mondo demoniaco, un anno equivale a un giorno e sacrificavamo gli animali perché li mangiassero, visto che erano «stanchi dopo tutta la giornata».
A volte dei missionari venivano a bussare alla nostra porta e ci raccontavano della «via, la verità e la vita». Ma i miei genitori li mandavano via dicendo: «Scusate, noi adoriamo i morti».
I miei fratelli e io dicevamo la stessa cosa alle persone che distribuivano opuscoli religiosi al mercato e nei centri commerciali. Quando fui convinta della verità, fui sottratta alle tenebre in un periodo in cui non permettevo a me stessa di vedere la luce.
Dopo aver accettato Gesù Cristo come mio salvatore, ebbi un grande impatto sui miei quattro fratelli minori. Anche loro, tutti e quattro, alla fine accettarono Gesù Cristo come loro Signore e salvatore! Non smisi mai di diffondere il Vangelo anche dopo essere stata condannata dai miei fratelli che dicevano che ero «troppo ossessionata con Gesù». Ero come Paolo. Ero una carogna, ma il mio cuore cambiò dopo aver visto la luce. Ardevo per diffondere la buona notizia di Gesù, interessandomi a chi era ancora nell’oscurità. 2 Corinzi 5:20 dice: «Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio». Ero diventata un’ambasciatrice di Gesù Cristo, ed egli si sta servendo di me per aiutare altri a essere riconciliati con lui.
I miei genitori erano arrabbiati, infelici, ma videro come Dio operava non solo nella mia vita ma anche in quella dei miei fratelli mentre arrivavamo a credere in Dio. Giovanni 3:19 dice: «Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie». I miei genitori videro la luce di Gesù attraverso di noi, ma dato che erano così orgogliosi di giocare con i morti, si rifiutarono di scegliere di camminare nella luce.
Ma la cosa bella di questo è che, anche se anch’io ero così superba, Dio non si è mai arreso perché mi amava così tanto! Anche i miei genitori hanno la loro opportunità di voltare le spalle al male e di scegliere la luce! Quindi come possono, gli esseri umani peccatori, essere resi giusti davanti a un Dio santo e giusto? Be’, non possiamo. La giustizia viene da Dio solo.
L’unica cosa che possiamo fare è scegliere di essere nella luce, ed egli ci porterà nel luogo e nel momento in cui potremo condividere la verità di Dio. Non possiamo farlo da soli, perché siamo peccatori, ma possiamo appoggiarci al Signore, che ci metterà là dove dobbiamo essere. Quando sei un vero figlio di Dio, la gente vede che il tuo frutto proviene dall’albero della vita e cerca quello che hai da offrire. Galati 4:12 dice: «Siate come sono io, fratelli, ve ne prego, perché anch’io sono come voi. Voi non mi faceste torto alcuno».
Domenica 20 agosto
LOGOS
Vasi fedeli
di Stefani Danielle Leeper, Lincoln, Nebraska, U.S.A.
2 Re 4; Atti 26:28, 29; 2 Corinzi 5:17; Galati 4:12–20; 5:14
Essere liberi (Galati 4:19)
Paolo, nella sua lettera alle chiese della Galazia, rimprovera i suoi compagni di fede per aver dimenticato il Vangelo di Dio e li chiama all’ubbidienza della verità e dell’amore piuttosto che alla legge mosaica. Per i farisei era spesso difficile riuscire a rimuovere dalla posizione di primaria autorità, dalla propria vita e da quella di altri, certe interpretazioni della legge mosaica e altri oneri legali creati dall’uomo. Come risultato, molti si trovavano concentrati sulla salvezza per opere o, ancora peggio, ritornavano al loro stile di vita pagano. Quindi, Paolo si definisce un padre di quei Galati disubbidienti, proprio come Dio, che si prese cura dei figli d’Israele disubbidienti. Come una madre che soffre per le doglie, Paolo castiga urgentemente i suoi fratelli, «finché Cristo sia formato in [loro]» (ved. Galati 4:19).
Il rimedio di Paolo è avere fede: poiché Abraamo credeva, in lui tutte le nazioni furono benedette e i figli di Isacco, figlio di Sara, la donna libera, appartengono al patto della promessa. I nati da Ismaele, figlio della schiava, sono schiavi della legge, del patto fatto con Mosè sul monte Sinai (nota il parallelismo qui). Sì, la legge mosaica era data da Dio, ma non dovrebbe essere seguita senza fede. La chiave è avere fede, e quando una persona sostiene la fede, sarà riempita dallo Spirito che poi la guiderà a seguire la legge per amore, non per paura per la salvezza. La fede muove le montagne.
Dopo tutto, i gentili, dice Paolo, hanno ricevuto la circoncisione spirituale, per così dire, dallo Spirito e non erano obbligati a riceverla fisicamente, nonostante la legge. I gentili o stranieri, possono essere trapiantati in Cristo con la stessa facilità con cui un ramo può spezzarsi. Quindi la domanda è: siamo pronti a essere trapiantati o stiamo per precipitare?
Relazioni interpersonali (Galati 4:12–16)
Mentre il grosso della lettera di Paolo ai Galati si focalizza sulla fede, in opposizione alle opere, Paolo si concentra sensibilmente anche sulle sue preoccupazioni per la relazione con i fratelli e le sorelle a cui sta scrivendo: «Voi non mi faceste torto alcuno; anzi sapete bene che fu a motivo di una malattia che vi evangelizzai la prima volta; e quella mia infermità, che era per voi una prova, voi non la disprezzaste né vi fece ribrezzo; al contrario mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesù stesso» (Galati 4:13, 14). Nel capitolo 1, Paolo aveva proclamato di predicare per soddisfare Cristo, non l’uomo, e di ricevere la sua capacità di predicare attraverso la rivelazione di Cristo su di lui. Detto questo, per Paolo era importante che i suoi destinatari non solo ascoltassero il suo messaggio, ma che ne tenessero conto. Si erano fidati di lui, anche se era malato. Lo avevano ricevuto con tutto il cuore.
Ora, dubitando della loro fede in Cristo, Paolo li rimprovera, ma questo sembra farli arrabbiare, forse per l’imbarazzo (Galati 4:16). Non è sempre divertente sbagliarsi o lasciar andare cose che desideriamo, ma è la verità che rende l’anima libera. Spesso è attraverso il fallimento che impariamo a trovare un sentiero migliore.
Dio è amore (2 Re 4; Atti 26:28, 29; 2 Corinzi 5:17; Galati 5:14)
Quando abbiamo fede, buttiamo via il nostro vecchio io e indossiamo Cristo. «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (2 Corinzi 5:17). In questo nuovo io, siamo resi giusti dalla nostra relazione con Cristo, dalla nostra glorificazione di colui che ci ha esteso la grazia così che potessimo essere redenti. Se seguiamo la giustizia secondo la legge, invece, significa che Gesù è morto invano. Perciò, fratelli e sorelle, ricordiamo che in Cristo siamo uniti e riceviamo tutti la stessa sfida: diffondere quell’olio glorioso. «Allora Agrippa disse a Paolo: “Ancora un po’ e mi persuadi a diventare cristiano”. Paolo disse: “Volesse Dio che in poco o molto tempo non solo tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene”» (Atti 26:28, 29, ND). Intenso, no?
La legge aveva lo scopo di portarci a Cristo finché Cristo fosse venuto a noi. Ora, siamo chiamati ad avere fede in ciò che non vediamo e ad essere riempiti dallo Spirito; questo ci renderà giusti per fede e più forti per sopportare le prove che si trovano davanti a noi. Tuttavia, c’è un aspetto della legge che siamo chiamati a seguire sempre: «Poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: “Ama il tuo prossimo come te stesso”» (Galati 5:14). Siamo chiamati a essere riempiti dallo Spirito e poi a riversare lo Spirito per mezzo del Vangelo in tutti i vasi vuoti, finché finiremo i vasi da riempire (2 Re 4). E chissà, potremmo essere noi il vaso che ha bisogno di essere riempito.
Rispondi
- In questo momento della mia vita, in che modo sono legato alla legge e cosa posso fare nella mia routine quotidiana per liberarmi?
- Quale fase corrisponde meglio alla mia situazione attuale? A. Pieno di olio; B. Sto riempiendo vasi; C. Il mio vaso si sta riempiendo; o D. Sono un vaso vuoto. Perché?
Lunedì 21 agosto
TESTIMONIANZA
Amore, rimprovero e dottrina
di Eliezer Roque Cisneros, Olathe, Colorado, U.S.A.
Galati 4:12
«Odiare e biasimare il peccato, e allo stesso tempo manifestare pietà e tenerezza per il peccatore, è difficile da ottenere. Più ci sforziamo onestamente di ottenere la santità di cuore e vita, più acuta sarà la nostra percezione del peccato, e più categorica la nostra disapprovazione di qualsiasi deviazione dal giusto. Dobbiamo stare in guardia contro un’eccessiva severità verso i trasgressori. Ma mentre dovremmo cercare di incoraggiarli in tutti gli sforzi di correggere i loro errori, dobbiamo fare attenzione a non perdere di vista l’estrema peccaminosità del peccato. C’è necessità di una pazienza simile a quella di Cristo e amore verso il peccatore, allo stesso tempo c’è un costante pericolo di manifestare una così grande tolleranza per il suo errore che non si considererà meritevole di un rimprovero, e lo rifiuterà come fuori luogo e ingiusto».[1]
«Soffermati sulla necessità di devozione religiosa pratica. Dai loro prova che sei un cristiano, che desideri la pace, e che ami la loro anima. Lascia che vedano che sei coscienzioso. Così otterrai la loro fiducia; e ci sarà abbastanza tempo per le dottrine. Lascia che il cuore sia vinto, il terreno preparato e poi semina, presentando nell’amore la verità com’è in Gesù».[2]
«Paolo seminò le pure verità del Vangelo in Galazia. Predicò la dottrina della giustizia per fede, e il suo lavoro fu premiato nel vedere la chiesa galata convertita al Vangelo. Poi Satana cominciò a operare attraverso i falsi maestri per confondere le menti di alcuni dei credenti. Le vanterie di questi maestri, e l’aver esposto i loro poteri che compievano meraviglie, accecò la vista spirituale di molti dei nuovi convertiti, ed essi furono portati in errore. […]
Per un periodo, Paolo perse la sua influenza sulle menti di coloro che erano stati ingannati; ma affidandosi alla parola e alla potenza di Dio, e rifiutando le interpretazioni dei maestri apostati, fu in grado di portare i convertiti a vedere che erano stati ingannati, e quindi ostacolare il piano di Satana. I nuovi convertiti tornarono alla fede, pronti a prendere la loro posizione intelligentemente per la verità».[3]
Rispondi
- Nella cultura odierna, dove tutto è relativo, dove l’individualismo e l’atteggiamento del «lasciami stare» imperano, è ancora rilevante per un cristiano correggere credenze sbagliate e rimproverare per il peccato?
- Sappiamo di dovere rimproverare con amore, ma come reagiremmo se un rimprovero amorevole fosse rivolto a noi? Questa riflessione come ci aiuta ad avvicinarci agli altri quando dobbiamo essere noi a intervenire?
[1] Ellen G. White, Sketches From the Life of Paul, p. 321
[2] Ellen G. White, Gospel Workers, 1915, p. 120
[3] Ellen G. White, Evangelism, p. 358
Martedì 22 agosto
EVIDENZA
L’appello di Paolo al ricordo
di Emily «Emy» Wood, Lincoln, Nebraska, U.S.A.
Galati 4:12–20
Leggendo la lettera di galati, può essere difficile immaginare che gli ascoltatori di Paolo una volta avessero entusiasmo e sete di Dio. Sembra che Paolo continui a ripetere lo stesso messaggio, nonostante avesse visitato questa chiesa in precedenza! Già, anche i primi cristiani non erano immuni alla disubbidienza; cadevano preda di menzogne raccontate da altri riguardo all’osservanza della legge come mezzo di salvezza.
Siccome i galati che erano diventati così attaccati alla legge, Paolo doveva ripetere continuamente la verità che la salvezza per grazia non aveva niente a che fare con l’osservanza della legge. Il suo vigoroso appello pastorale in Galati 4:12–20 era essenzialmente un appello al ricordo, utilizzando una dottrina potente supportata da prove storiche, per persuaderli a tornare a quel tempo in cui erano stati forti e ubbidienti, sapendo che la salvezza era solo attraverso Cristo.
In particolare, in Galati 4:12,13 Paolo scrisse: «Siate come sono io, fratelli, ve ne prego, perché anch’io sono come voi. Voi non mi faceste torto alcuno». La parola siate in greco (ginomai) significava venire alla luce o nascere. Paolo li invitò a usare la stessa libertà che il cristianesimo aveva portato in lui; anche lui aveva avuto il loro stesso punto di partenza, ma si era spogliato della mentalità legalistica. Per questo parlava con passione: sapeva che cosa questo volesse dire: spingere Cristo più lontano, mentre esalti te stesso. In questo contesto, il messaggio di Paolo diventò più forte: abbiamo tutti una possibilità, non importa quanto siamo caduti in basso, di tornare e «essere» di nuovo.
In quei momenti in cui siamo deboli, siamo resi forti non attraverso le nostre opere, ma attraverso l’opera di Cristo in noi. Paolo non lasciò che la malattia si frapponesse tra lui e la Buona Notizia. Si recò dai galati dipendendo dalla grazia di Dio e non da altro; per questo, nonostante i problemi, i galati lo accettarono e si sentirono benedetti dal suo messaggio (Galati 4:14,15).
Se in passato Paolo era stato ricevuto dai galati come uomo afflitto da un problema fisico, ora che scriveva era sano, tuttavia si presentava a loro con una sofferenza più forte: quella per loro superbia. Le sue parole sono un esempio perfetto per noi; quando sentiamo di avere pochi mezzi nel predicare il Vangelo, quando le nostre parole incontrano poca ricettività, è il momento in cui dobbiamo predicare di più e dipendere da quello che Dio provvederà per noi.
Paolo non si arrese. Sapeva che i galati si sarebbero arrabbiati. Stava dicendo la verità anche se faceva male (Galati 4:16). Ma sapeva come il legalismo stava impedendo al carattere di Cristo di svilupparsi e sapeva che la grazia era la chiave della crescita (Galati 4:17–19).
Rispondi
- Quali sfide hai vissuto cercando di condividere Cristo con altri? E come hai risolto questi problemi? La tua esperienza potrebbe essere utile ad altri credenti?
- Se la legge non è un mezzo per la salvezza, qual è il suo scopo? Come possiamo dare valore alla legge senza diventare legalisti come i galati?
Mercoledì 23 agosto
COME FARE
Diventare il cambiamento: regole motivate
di Marveen Gentillon, Lincoln, Nebraska, U.S.A.
2 Corinzi 5:20; 10:2–6; Galati 4:15–18
Immagina un bambino che passa costantemente tra due babysitter, una che ascolta le regole dei genitori e le fa rispettare e un’altra che lascia che il bambino faccia quello che vuole, purché i genitori non lo vengano a sapere.
Il piccolo potrebbe pensare che la seconda babysitter gli voglia più bene per via della libertà goduta. Ma i genitori offrono regole per un motivo; non per punizione ma per proteggere, per amore. La prima babysitter, capendo ciò, fa del suo meglio per proteggere il bambino, magari sulla scia di un sentimento d’amore simile.
In Galati vediamo Paolo mostrare questo stesso senso del dovere nel mostrare l’amore di Dio. Siamo chiamati a essere come Paolo e mostrare le verità bibliche ad altri. Anche se esse potrebbero apparire dure, dobbiamo assicurarci che il ricevente sappia che viene liberato con amore, per mezzo dell’amore e a causa dell’amore. 2 Corinzi 5:20 ci ricorda che siamo ambasciatori di Cristo e che l’appello che rivolgiamo è per Dio e in ragione di DIo. Quando imploriamo le persone su un problema, non dovrebbe essere per il nostro bene, ma per il loro, e soprattutto per la gloria di Dio.
Seconda Corinzi 10:3–6 dice: «In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; e siamo pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà completa». Dobbiamo permettere a Dio di operare per mezzo di noi o non sarà fatto nessun lavoro per lui. Come possiamo aiutare qualcuno, se non l’amiamo? Se Dio ti sta spingendo ad andare a parlare a qualcuno di qualcosa che potrebbe stare facendo di sbagliato, allora parla come Gesù farebbe; avvicinati con amore e gentilezza e sii lì, al fianco di quella persona, nella lotta al peccato.
Non funzionerà sempre e alcune persone non saranno pronte, ma il tuo compito è di dare loro l’opportunità. In Galati 4:15,16 vediamo Paolo descrivere come i galati avevano fatto qualcosa per lui in passato, ma ora? Ora lo trattano come uno straniero perché sta cercando di correggere i loro errori. Solo perché ti avvicini a qualcuno con l’amore di Gesù non vuol dire che quella persona sia pronta ad accettare e a cambiare, ma non importa. Sii come Gesù, fai quel che devi e poi dà tempo e amore alla persona che hai davanti.
Rispondi
- Perché pensi che trasmettere l’amore di Dio ed essere onesti circa le verità bibliche vadano di pari passo?
- In quali modi puoi aiutare a correggere gli errori in modo che l’altro percepisca la motivazione dell’amore in modo evidente? Fai alcuni esempi concreti.
Giovedì 24 agosto
OPINIONE
«Oh, yooh beeh dooh, io voglio esser come te»
di Colin King, Lincoln, Nebraska, U.S.A.
Atti 26:28, 29; 1 Corinzi 11:1; Filippesi 3:17; Galati 4:12; 2 Tessalonicesi 3:7–9
Nel film del 1967 Il libro della giungla, c’è una scena in cui il cucciolo d’uomo (Mowgli) è si trova presso alcune rovine in India; sta ballando sul ritmo di una canzone jazz cantata dal re Luigi (un orango) e da altre scimmie, suoi sudditi. Nella canzone, vediamo re Luigi che chiede a Mowgli il segreto del «rosso fuoco dell’uomo», così che lui e le sue scimmie possano diventare uomini. La canzone s’intitola: «Voglio essere come te» e il re Luigi canta:
«Oh, yooh beeh dooh! / Io voglio esser come te… / parlare e ragionar come te, te. / Ti mostrerò che imparerò / e poi sarò come te e come te».[1]
Nella speranza di essere umano come il cucciolo d’uomo, l’orango dice a Mowgli che potrà imparare seguendo l’esempio del ragazzo della giungla.
In 1 Corinzi 11:1, Paolo scrive: «Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo». La seconda proposizione è il fulcro della frase; Paolo sta chiedendo ai Corinzi di lasciar perdere i loro desideri materiali (seguendo il suo esempio) perché sta seguendo l’esempio stabilito da Cristo.
La vita di Cristo è l’esempio primario di come vivere una vita secondo la volontà del Signore. Avendo a che fare con le persone, Gesù mostrò interesse e amore genuino per loro. Nei momenti di solitudine, era in ginocchio per pregare il Padre. In momenti dove c’era bisogno di fede, continuava ad affidarsi al Signore.
Se vogliamo essere uomini e donne di Dio, allora non abbiamo bisogno di guardare altro; la vita di Cristo sulla terra ci dà tutto il necessario per farlo. Emulando e imitando ciò che Cristo ha fatto, così come raccontato nei quattro vangeli, avremo successo nel «diventare».
Rispondi
- Quali sono alcune delle cose che ti piacerebbe copiare dalla vita di Cristo?
- Emulare è il modo giusto per diventare uomini e donne di Dio?
- Quali altri esempi che stiamo seguendo in bene e in male?
[1] «I Wanna Be Like You», Stlyrics.com, su http://www.stlyrics.com/lyrics/classicdisney/iwannabelikeyou.htm al 23 maggio 2016
Venerdì 25 agosto
ESPLORAZIONE
Imitare Gesù: un ministero incoraggiante
di Mindi Vetter, Newman Lake, Washington, U.S.A.
1 Corinzi 11:1; Galati 4:12–20
CONCLUSIONE
La preoccupazione di Paolo per il benessere dei galati era così profonda che il suo tono diventò meno teologico e più amorevole. La teologia era ancora presente, ma li incoraggiò di più. Cambiando il suo approccio e risultando più pastorale che teologo, Paolo diede ai galati e a noi, una possibilità di capire Dio in modo più tangibile. Per esempio, quando li pregò di imitarlo come lui imitava Cristo (Galati 4:12; 1 Corinzi 11:1), dimostrò che l’amore di Dio per loro era persino più forte del suo e che Dio non si sarebbe fermato davanti a nulla per raggiungere il cuore del suo popolo.
PROVA A
- Scrivere una poesia su quella volta in cui sei stato incoraggiato, spiegando la differenza che questo ha fatto nella tua vita.
- Creare uno sketch con i tuoi amici basato sull’esperienza di Paolo in Galati 4:12–20. Prendete accordi per presentarlo in chiesa, un venerdì sera o durante il sabato, per illustrare la potenza di un ministero gentile.
- Osservare in alcuni animali, in particolare cani, gatti e cavalli, l’abilità datagli da Dio di sapere quando le persone hanno bisogno di conforto e incoraggiamento. Che cosa potremmo imparare da loro, imitandoli?
- Farti vivo con qualcuno che non vedi in chiesa da un po’, vedere come sta e chiedere se puoi sostenerlo in qualche modo.
- Dipingere o affiggere in camera tua una frase incoraggiante, come promemoria su come dovresti imitare Gesù quotidianamente nel tuo rapporto con altri.
CONSULTA
Efesini 4; 1 Pietro 4; Ebrei 10:19–25.
Ellen G. White, To Be Like Jesus.
- T. Kendall, Imitating Christ: Becoming More Like Jesus, Charisma House, 2007.
Dr. David Jeremiah, The Joy of Encouragement, Multnomah, 2006.
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